Per gli appassionati di cinema d’autore, dei film indipendenti, dei grandi classici del passato ma anche di quei titoli spesso al confine tra documentario e video-arte passati solo dai circuiti dei festival e poi irrecuperabili, MUBI è una piccola scatola magica da cui pescare ogni giorno. Se a livello internazionale, questo portale di streaming è un punto di rifermento importante per i cinefili ed è riuscito a costruire una vera e propria community online, in Italia la piattaforma è stata rilanciata lo scorso settembre con una nuova struttura di fruizione: al costo di 4,99 euro al mese (ma ci sono anche formule di abbonamento più convenienti per periodi più prolungati) l’utente ha accesso a 30 film al mese, con un nuovo titolo che ogni giorno va a sostituire quello più datato.
In questo periodo, inoltre, se invitati da un amico già iscritto a MUBI, è possibile provare il servizio gratuitamente per 1 mese. Bene, noi è ormai un paio di settimane che ci siamo buttati guardando diversi dei film in catalogo; oggi abbiamo visto Buenas Noches, España diretto dal regista filippino Raya Martin.
Presentato al Festival di Locarno del 2011, la pellicola è un’opera incondizionatamente sperimentale. Appoggiato su una non-storia di due giovani che, teletrasportati attraverso la loro televisione, si ritrovano a girovagare per le strade, i paesaggi e i musei spagnoli, il film è un flusso psichedelico di immagini virate al blu/rosso/giallo/rosso, loop ossessivi, lens flare, accelerate e rallenti. Il tutto su una musica noise ad alta gradazione di decibel.
Ma bollare, come anche è stato fatto, Buenas Noches, España semplicemente come un’opera sperimentale fine a se stessa, con giochetti furbetti e un po’ già visti, un’estetica tra il video-clip e la video-arte di facile appeal festivaliaro, è riduttivo. A guardarlo bene il film di Raya Martin, come suggerisce lui stesso, è una riflessione sul vuoto oltre i confini in una metaforica riflessione sul significato del colonialismo. E infatti, come sempre suggerisce l’autore, il film è una rivisitazione di una leggenda secondo cui, alla fine del sedicesimo secolo, un soldato filippino si è trovato improvvisamente catapultato in Messico, un’altra colonia spagnola.
Dunque, un’avvertenza. Buenas Noches, España è un film che pretende la totale attenzione-concentrazione dello spettatore. Anche a casa, lo si deve guardare al buio, senza alcuna distrazione (spegnete i cellulari!) e lasciarsi trasportare in quel trip allucinogeno di suoni (no dialoghi, no parole!) e visioni. A voi la scelta se affrontarlo.
QUI in streaming su MUBI. Nei giorni scorsi, invece, siamo andati a guardare:
• Quell’incerto sentimento di Lubitsch
• Il monello di Chaplin
• Carcasses di Denis Côté
• Queen of Diamonds di Nina Menkes
• La corazzata Potemkin di Ejzenštejn
• Faux Contact, cortometraggio francese tra terrorismo e Nintendo
• Detour, il b-movie amato da Scorsese
• Quiet City, del giovane e raffinato Aaron Katz (uno degli autori della corrente del mumblecore)
• Les Demoiselles de Rochefort di Jacque Demy
• The Man Who Slept, cortometraggio di Inès Sedan
• L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov
• The Whole Shootin’ Match di Eagle Pennell
• L’impareggiabile Godfrey di Henry Koster
• René, il corto del regista svizzero Tobias Nölle