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Steve McQueen: chi è il regista di 12 anni schiavo?

Pubblicato il 20 febbraio 2014 di Valentina Torlaschi

È il 2012 quando in Italia escono, nello stesso anno, i due film che Steve McQueen ha realizzato sino ad allora: Shame e Hunger. Il primo viene distribuito nelle nostre sale a inizio gennaio dopo gli applausi raccolti al Festival di Venezia del 2011 e, dato il buon successo di pubblico ma soprattutto gli ottimi pareri, la BIM decide di riesumare dal proprio listino anche la pellicola precedente che il regista aveva realizzato nel 2008; con giusto quei 4 anni di ritardo, ad aprile, anche Hunger arriva dunque nei nostri cinema. Dinamiche distributive a parte, il 2012 è insomma l’anno in cui molti spettatori italiani fanno il loro incontro con McQueen. E inevitabilmente, in molti, ne rimangono folgorati.

Con quelle sue immagini di dolente bellezza, con quelle sue inquadrature costruite come se dovessero essere la sua opera d’arte ultima e definitiva, il pubblico non può che rimanere ammaliato dal cinema di Steve McQueen. Oggi, nelle sale italiane, approda anche la sua ultima fatica: 12 Anno Schiavo. Un film che, con le sue 9 nomination agli Oscar, la vittoria a Toronto, ai PGA AWARDS e quella BAFTA, ha consacrato il regista tra i nomi del firmamento di Hollywood, oltre che in quello del circuito dei festival e del cinema più autoriale. Ripercorriamo allora le principali tappe della sua carriera.

Un passato da video-artista

I primi passi della carriera di Steve McQueen si dividono tra il terreno del cinema, della scultura, della fotografia e della video-arte. Dopo gli studi in arte e design al Chelsea e quelli in arti figurative al Goldsmiths College di Londra dove inizia ad interessarti anche al cinema va a completare la sua formazione alla Tisch School di New York, ma lì si trova bloccato, come lui stesso ha dichiarato, in un approccio opprimente e poco sperimentale dove gli insegnanti “non volevano mai farti puntare la camera in alto verso il cielo”. L’artista realizza negli anni Novanta alcuni corti (Bear, Five Easy Pieces, Just Above My Head, Exodus e Deadpan) che richiamano la Nouvelle Vague ed Andy Warhol, per poi allestire nel 1999 una sua mostra di sculture e fotografie presso la London Institute of Contemporary Arts e presentare le sue opere alla 52° Biennale di Arti Visive di Venezia nel 2007. Nel 2006 si è recato anche in Iraq come “official war artist” (artista ufficiale di guerra) per realizzare l’anno successivo un’opera commemorativa dei soldati inglesi caduti nel conflitto i cui volti sono stati raccolti come dei francobolli: il video sopra mostra e spiega la genesi dell’opera.

Il primo film: Hunger. Ovvero la rivelazione

Il debutto nel cinema arriva nel 2008 con Hunger: film terribilmente brutale ed esteticamente magnifico che racconta della vera rivolta in un carcere dell’Irlanda del Nord all’inizio degli anni Ottanta da parte dei detenuti dell’IRA. Per costringere il governo inglese a dargli lo status di prigionieri politici, i detenuti lanciarono uno sciopero dell’igiene e poi uno sciopero della fame che portò alla morte di 10 persone. A guidare le rivolte, l’attivista Bobby Sands che nel film è interpretato da un immenso Michael Fassbender: il piano sequenza da 17 minuti in cui dialoga al tavolo, con la macchina sempre fissa, ha un sommovimento emotivo solo grazie alla sua recitazione. La pellicola viene presentata al Festival di Cannes e si aggiudica la Caméra d’or come miglior opera prima. Ma soprattutto, segna l’ingresso nel mondo della settima arte di un autore di estremo talento.

Il secondo film: Shame. Ovvero la conferma

Nel 2011, Steve McQueen presenta al Festival di Venezia il suo secondo film che vede sempre come protagonista Michael Fassbender: Shame. Un’opera in cui il regista è riuscito a raccontare la più carnale e sporca delle perversioni sessuali con una bellezza e una freddezza estrema. Quello del personaggio di Fassbender è un istinto-passione che lui cerca di congelare e tenere a bada ma poi arriva la sorella (Carey Mulligan) con la sua valanga di problemi a rompere ancora una volta quell’equilibrio già precario. Una storia malata e di grande sensibilità. Per la sua interpretazione di quest’uomo intrappolato in una spirale di sesso e altre dipendenze, Fassbender è stato premiato al Lido con la Coppa Volpi. Dopo Shame, McQueen si conferma come uno dei talenti del cinema contemporaneo.

Il terzo film: 12 anni schiavo. Ovvero la consacrazione (e forse l’omologazione?)

Dalla vittoria al Festival di Toronto alla 9 nomination agli Oscar, 12 Anno Schiavo è l’opera che ha consacrato Steve McQueen tra i nomi del firmamento di Hollywood, oltre che in quello del circuito dei festival e del cinema più autoriale. Struggente storia di schiavitù e riscatto, il film racconta delle vicende (vere, purtroppo) di Solomon Northup qui interpretato da Chiwetel Ejiofor: un uomo di colore che viveva libero nella New York del 1840 ma che venne ingannato con una falsa promessa di un buon lavoro a Washington ritrovandosi poi ridotto a lavorare come schiavo in una piantagione in Louisiana per più di una decina d’anni.
Con 12 Anno Schiavo il regista ha, purtroppo, accantonato quel suo immenso stile estetizzante e sperimentale dei primi due film: decisamente più classico, ma comunque con alcune scelte di regia sempre potenti (soprattutto nel sonoro), la pellicola è in ogni caso un racconto dolente ed emozionante, di gran forza, di grande impatto. E, soprattutto, un film in grado di sbattere in faccia allo spettatore l’ambiguità dei suoi personaggi, “buoni” compresi.

Vi ricordiamo che 12 Anno Schiavo esce proprio oggi giovedì 20 febbraio nei cinema italiani. Nel sorprendente cast sfilano nomi quali i già citati Chiwetel Ejiofor e Michael Fassbender (alla sua terza collaborazione con il regista McQueen), anche Brad Pitt (anche produttore), Benedict CumberbatchRuth NeggaPaul DanoPaul Giamatti e la candidata agli Oscar Lupita Nyong’o. Il film può anche essere già preordinato sull’ iTunes Store.