Ieri è stato l’anniversario della morte di un grandissimo attore: Buster Keaton, “The Great Stone Face”. L’altra faccia, insieme a Charlie Chaplin, del cinema muto. Quella seria, triste, sognante e rassegnata.
Nel corso della sua carriera Keaton è stato protagonista di una serie di pellicole in grado di mettere in risalto la sua incredibile fisicità (si dice che proprio per questo il grande Harry Houdini gli avesse affibbiato come soprannome “Il Fenomeno”), per poi cadere nel dimenticatoio nei primi anni ’30, con l’avvento del Cinema Sonoro.
Le vittime che ha fatto una delle più importanti rivoluzioni della Settima Arte le conosciamo bene, e sono state anche al centro del film The Artist: l’introduzione delle parole nel Cinema ha richiesto un nuovo modo di concepire i film, che non era in linea con il modo di recitare di gran parte delle star del muto.
In quegli anni “Il Fenomeno” è comunque comparso in una serie di pellicole e cortometraggi, senza mai riuscire ad ottenere il successo di un tempo.
È toccato a Buster Keaton come a molti altri, ma ciononostante la sua impronta è rimasta e nessuno potrà mai cancellarla. Si trova lì, in grandi pellicole come Io… e il ciclone, Il cameraman e La palla n° 13.
Nel 1960 l’Academy ha deciso di omaggiarlo con un meritatissimo Oscar alla carriera. Qualche anno dopo, più precisamente nel 1966, il grande Buster Keaton ci ha lasciati, ignaro della sua malattia, dopo aver giocato tranquillamente a carte con i suoi amici. Con lo stesso silenzio di quei personaggi che lo hanno reso grande.