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Cosa aspettarci da Gotham? Donal Logue parla della serie ambientata nel mondo di Batman

Pubblicato il 19 febbraio 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Recentemente ingaggiato dalla Fox per interpretare il detective Harvey Bullock in Gotham, la serie che racconterà le indagini del giovane Jim Gordon (Ben McKenzie) agli albori della sua carriera nella polizia di Gotham City, Donal Logue è stato intervistato da Nerd Repository a proposito del suo ruolo e di ciò che possiamo aspettarci da questo show. Ecco le battute più interessanti della chiacchierata.

Il personaggio di Harvey Bullock è passato attraverso svariate iterazioni nei fumetti e nelle serie animate. Puoi rivelarci cosa ci possiamo aspettare da questa versione?

È complicato, perché i miei bambini guardavano la serie animata e mi ricordo che l’ascoltavo dagli altoparlanti durante i viaggi in Oregon. Io non sono come lui, non gli assomiglio nemmeno nei cartoon. Ma la cosa strana è che non m’interessa combaciare con la versione ideata da qualcun altro. Voglio creare un personaggio, non diversamente da quanto ho fatto con Lee Toric in Sons of Anarchy, o Re Horik, o Hank Dolworth in Terriers. Sono contesti differenti, e io non voglio sentirmi obbligato a impersonare qualcos’altro, anche se è difficile in una serie così lunga. Quindi ne discuteremo.

L’attore è passato poi ad alcune considerazioni generali sull’apparato visivo della serie, per poi tornare sul suo personaggio:

Ciò che amo di Gotham, e che al momento posso dire, è che crea questo incredibile mondo in cui puoi trovare sia l’atmosfera dei ruggenti anni Venti sia una vibrazione alla Blade Runner. Ha un elemento anacronistico che la fa sembrare la New York degli anni Settanta, ma al contempo è come se esistesse indipendentemente dal tempo e dallo spazio, e puoi immergerti in tutta una gamma di generi diversi. Ci sono elementi che sono assolutamente contemporanei, e altri molto vecchio stile. Sono eccitato all’idea di vedere che direzione prenderanno con le scenografie, i costumi e tutto il resto. La mia preoccupazione iniziale, per prepararmi al ruolo, era di capire che tipo di relazione ci fosse tra lui [Harvey Bullock, ndr] e Gordon, e come funzionasse il loro dinamico duo. Ho fatto i compiti, essenzialmente. È interessante perché abbiamo dei riferimenti a cui rivolgerci, ma Ben ovviamente non sarà legato al Gordon dei cartoon. Io stesso dovrò prendermi qualche licenza e portare Bullock verso di me, non viceversa.

Quindi l’ambientazione temporale di Gotham resta ambigua? Non vedremo Gordon estrarre il suo cellulare, mandare messaggi e cose del genere?

Sapete, è difficile dirlo. Non voglio scendere nei dettagli. Ma ricordo un paio di esempi di tecnologia moderna – forse in una versione un po’ antiquata – che mi hanno restituito il senso di non trovarmi negli anni Cinquanta o Sessanta. Non sentirete nessuno scherzare sul fatto che «non sia possibile premere un pulsante sul telefono e avere un pezzo di carta che esce da un’altra macchina». C’è un certo grado di tecnologia che viene dato per scontato. Ma nulla di high tech o di futuristico, in nessun senso.

La descrizione ufficiale del personaggio presenta Bullock come un agente che non sempre si attiene alle regole. Prevedi che questo genererà dei conflitti con Gordon, che incarna l’ideale del poliziotto modello?

Non solo lo prevedo, ma vi garantisco che questo sarà il nucleo assoluto del conflitto. C’è un tizio che ha bazzicato Chinatown per molto tempo, e sa come funzionano le cose. E poi c’è un altro tizio che arriva da un mondo più idealistico – non dico privo di violenza, poiché Gordon è reduce dalla guerra – e questo provoca una grande incertezza morale. (…) Il confine tra bene e male è molto ambiguo, a Gotham. Dobbiamo permettere ad alcuni criminali di fare i loro traffici, e questo in favore di un bene più grande, per fare in modo che il meccanismo continui a funzionare. Poi però arriva qualcuno che dice «no, io vedo le cose in bianco e nero, non condivido l’idea di un relativismo morale. C’è il giusto e c’è lo sbagliato». E cos’è la legge? È una forma platonica di verità che fluttua nello spazio ed è immutabile, oppure è qualcosa di arbitrario del tipo «la legge siamo io e te, proprio ora, in questa macchina. Qualunque cosa decidiamo, quella è la legge». E da qui nasceranno i conflitti.

Bullock sarà un personaggio ricorrente, oppure comparirà solo all’inizio?

Per contratto, avrò l’obbligo di essere presente. Ci sarò, questo è certo. Ma la storia grava direttamente sulle spalle di Jim Gordon, e su questo mondo fantastico dove incontreremo per la prima volta i più famigerati criminali di Gotham City, in giovane età. Per me, è l’aspetto più interessante: «Oh, quindi è da lì che provieni, Enigmista».

È ciò che possiamo aspettarci già nel pilot? Piccole scintille dell’universo di Gotham?

Certo. Non so se posso dirlo, però è così. Credo che sarà divertente. Ci saranno sicuramente dei supercriminali che conoscete e amate, ma mostrati sotto una luce diversa… forse è la prima volta che li vediamo in quel modo.

In effetti, uno degli obiettivi della serie consiste proprio nel rivelare le origini dei futuri nemici di Batman, fra cui il Pinguino, Catwoman e l’Enigmista, mentre il piccolo Bruce Wayne farà parte del cast di supporto. Lo showrunner sarà Bruno Heller (The Mentalist), e l’episodio pilota vedrà alla regia il veterano Danny Cannon. Il debutto della serie è previsto per il prossimo autunno su Fox.

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