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Yves Saint Laurent, un commento sul biopic del genio della moda

Pubblicato il 28 marzo 2014 di Andrea D'Addio

Trent’anni e poco più, nella vita di Yves St. Laurent, da quando, a soli 17 anni, fu assunto da Christian Dior fino ai primi anni ‘80, quando ormai il suo successo si era stabilizzato e anche la crisi autodistruttiva che ha rischiato di interromperne l’ascesa. In originale s’intitola semplicemente Yves il biopic su uno dei più grandi stilisti di sempre, il primo a cui il Metropolitan Museum di New York dedicò una grande retrospettiva dei suoi lavori nel 1980, che è ora nei cinema italiani.

Io non sono un sarto, ma un fabbricante di felicità” disse del resto una volta, ma quella stessa felicità che si augurava di regalare altrove fu per lui a lungo una chimera. Vittima di comportamenti maniaci-depressivi, nel 1960 Saint Laurent fu rinchiuso in un ospedale miliare. Volevano arruolarlo per la guerra in Algeria, quella stessa terra in cui lui era nato (da una famiglia di coloni francesi), ma la sua psiche lo sabotò. Ad aiutarlo ad uscirne fu quello che sarebbe diventato il suo compagno di sempre, Pierre Bergé, colui attraverso è raccontata l’intera storia. La loro relazione è il vero motore del film: il talento da una parte ed il fermo raziocinio dall’altro costituirono un perfetto connubio artistico-imprenditoriale.

Yves Saint Laurent - Il poster

Il film di Jalil Lespert racconta tutto questo senza prendersi rischi, tutto è raccontato nella maniera più convenzionale possibile (voce fuori campo, lungo flashback e divisione della storia in tre atti: 1-primi successi, 2-crisi e 3-ripresa), ma è perfettamente interpretato da Pierre Niney e Guillaume Gallienne, (entrambi della Comédie-Française, come indicato nei titoli di testa) ed è ben accompagnato dalla colonna sonora. I vestiti mostrati poi sono quelli che veramente creò Saint Laurent. E così ci si commuove durante le prime due sfilate dell’allora giovane stilista e si crede davvero all’amore tra i due protagonisti.

In Italia Yves St. Laurent è uscito ieri, il 27 marzo distribuito da Lucky Red. È una bella opportunità per rendersi conto che la moda, ogni tanto riesce anche ad essere arte.

[La recensione è stata scritta in occasione della presentazione all’ultimo Festival di Berlino]