Per gli appassionati di cinema d’autore, dei film indipendenti, dei grandi classici del passato ma anche di quei titoli spesso al confine tra documentario e video-arte passati solo dai circuiti dei festival e poi irrecuperabili, MUBI è una piccola scatola magica da cui pescare ogni giorno. Se a livello internazionale, questo portale di streaming è un punto di rifermento importante per i cinefili ed è riuscito a costruire una vera e propria community online, in Italia la piattaforma è stata rilanciata lo scorso settembre con una nuova struttura di fruizione: al costo di 4,99 euro al mese (ma ci sono anche formule di abbonamento più convenienti per periodi più prolungati) l’utente ha accesso a 30 film al mese, con un nuovo titolo che ogni giorno va a sostituire quello più datato.
In questo periodo, inoltre, se invitati da un amico già iscritto a MUBI, è possibili provare il servizio gratuitamente per 1 mese. Bene, noi ci siamo buttati e, se ieri è stata la volta di Quell’incerto sentimento di Lubitsch, oggi abbiamo visto Il monello, film muto di Charlie Chaplin del 1921, il suo primo lungometraggio che in parte s’ispira alla sua stessa povera infanzia a Londra. Un capolavoro che, come ogni capolavoro, è intramontabile nella sua grandezza anche a 90 anni di distanza.
Disponibile con didascalie solo in lingua inglese, Il monello vede per protagonista l’iconico e ben noto personaggio di Charlot: quel vagabondo con bombetta e baffetto, ineluttabilmente elegante nei modi e nell’anima. Un povero emarginato dalla società, profondamente malinconico ma anche capace di tingere di poesia e bellezza il misero mondo che lo circonda. In questo film, Charlot si trova suo malgrado costretto ad adottare un bambino abbandonato: trovatolo solo e ancora in fasce per strada, inizialmente lo vuole lasciare al suo destino ma poi una serie di equivoci lo portano a prenderselo con sé e ad improvvisarsi padre. Nel corso del tempo, tra i due si crea un rapporto di sottile complicità e tenerezza come è ben raccontato nei divertenti e rocamboleschi episodi in cui il piccolo monello se ne va in giro a rompere i vetri delle case per procacciare lavoro al padre vetraio.
C’è dolcezza, amore, simpatia in questo film ma anche una persistente amarezza e un po’ di scorrettezza nonché una sotterranea critica a una società burocrata e insensibile nelle sue istituzioni (polizia, orfanotrofi). Chaplin, si sa, è attore sublime nella sua comicità fisica e il piccolo monello Jackie Coogan (che poi diventerà zio Fester nei telefilm degli Addams) è sorprendente in questa sua prima interpretazione. Da vedere e ri-vedere; per piccoli e grandi.
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