ScreenWeek dal Giappone.
Forse la cucina giapponese non è mai stata così popolare a livello internazionale come in questi ultimi anni, ristoranti, libri di ricette, programmi televisivi ne stanno decretando l’affermazione che è avvenuta anche a livello ufficiale lo scorso dicembre con il riconoscimento dell’UNESCO quale patrimonio culturale dell’umanità. Come avevano scritto tempo fa, a Tokyo esiste anche un festival del cinema, in realtà dedicato al cibo in tutte le sue varianti mondiali e non solo in quella nipponica, in più grande popolarità aveva suscitato l’uscita di un documentario di David Gelb, Jiro e l’arte del sushi, dedicato ad uno dei maestri di sushi più famosi dell’arcipelago.
Il cinema è stato anche il media che più di ogni alto a fatto conoscere il samurai al pubblico occidentale, dai primi film muti, fino ai capolavori di Kurosawa Akira o a quelli più recenti di Miike Takashi. Ora cibo e samurai, questi due aspetti che hanno reso il Giappone famoso a livello mondiale e che continuano ad attrarre l’interesse di milioni di appassionati, hanno trovato un loro punto di unione e di convergenza in un film, Bushi no Kondate (A Tale Of Samurai Cooking – A True Love Story), uscito lo scorso dicembre ma ancora in programmazione in molte sale.
Il film narra le vicende di Haru, una giovane ragazza che viene data in dote a Funaki, il figlio maschio di una famosa famiglia di samurai chef ma che all’arte culinaria preferisce la spada ed il duello. Per non disonorare la famiglia e non far perdere il suo posto come chef la giovane sposa lo aiuterà ad apprendere la cucina tradizionale giapponese che il ragazzo scoprirà essere una vera e propria arte. Naturalmente il lungometraggio, nel raccontare la speciale storia d’amore fra i due giovani dove a fare da legame speciale troviamo il cibo e la sua preparazione, è anche un’occasione per il regista ed i suoi collaboratori per presentarci una vera e propria parata di piatti, dai più semplici ai più complicati, in spettacolari banchetti. Speciale significato poi assumono le lame delle spade, che sono fatte con la stessa cura di quelle usate per tagliare i vari ingredienti e preparare le pietanze, ancora oggi questa duplice valenza è conservata, per esempio nella cittadina montana di Seki, un tempo famosa per l’artigianato della katana, si è ora specializzata nella produzione di coltelli da cucina.