È stato creato dalla geniale mente del dottor Victor Frankenstein (e di Mary Shelley). È vivo e morto allo stesso tempo, non ha un’anima e senza volerlo si trova coinvolto nella rivolta di alcune creature soprannaturali decise a dominare la razza umana. Gli viene assegnato il nome di Adam, e decide di schierarsi dalla parte del bene a fianco dei Gargoyles che hanno giurato da sempre di proteggere l’umanità. Nel frattempo una giovane e ingenua dottoressa, manipolata da un antico e potente demone, sta cercando di ricreare la giusta formula usata da Frankenstein per creare la vita: senza saperlo rischia di aprire le porte dell’inferno e dare il via ad una vera e propria apocalisse.
Si può riassumere così la trama di I, Frankenstein, ispirato all’omonima graphic novel di Kevin Grevioux (non sappiamo in quale percentuale), e primo deludente fantasy del 2014. Si fa davvero fatica a salvare qualcosa di questo inspiegabile progetto, sulla carta non così assurdo rispetto alla versione effettivamente arrivata sul grande schermo. Lo scontro tra bene e male, Gargoyle (??) versus Demoni, è di una banalità sconcertante: se sei buono vai su, sei sei cattivo vai giù. Si parla di Dio, il boss dei Gargoyle e della loro regina interpretata da un’imbarazzata e un po’ imbarazzante Miranda Otto, ma il loro quartier generale è una cattedrale che sembra sconsacrata e la religione non è mai sembrata così goffa.
Per buona parte della pellicola non sappiamo se effettivamente Adam (Aaron E. Eckhart, troppo bello per essere credibile) possieda un’anima o meno, ma il conflitto morale così come le sue scelte durante il film rimangono francamente incomprensibili. Il MacGuffin è il Diario scritto da Frankenstein, che contiene il “complicatissimo” procedimento per riportare in vita cadaveri senz’anima e che i demoni e la dottoressa stanno cercando di replicare da ben 3 anni: può essere sintetizzato in “Setta a 15mila, grazie!“. Yvonne Strahovski, che ben conosciamo grazie Dexter, non riesce ad emergere a causa della piattezza del suo personaggio, così come sprecato appare il bravo Jai Courtney.
Dialoghi troppo sbrigativi, scene d’azione mal coreografate nonostante effetti visivi discreti per un prodotto di questo tipo, ma in forte contrasto con un make-up (tra protesi e trucco) grossolano. La sensazione è che il progetto abbia ricevuto luce verde troppo presto, e che la fase di sviluppo, ormai divenuta essenziale per creare un nuovo mondo da zero, cercando non solo di diversificarlo dai precedenti ma anche di renderlo il più accattivante e coinvolgente possibile per lo spettatore, sia durata troppo poco. Quello che sulla carta poteva essere un nuovo discreto franchise goth fantasy alla Underworld o Blade si rivela essere un filmetto innocuo da 90 minuti, del quale non rimarrà traccia in futuro. Un’occasione sprecato, e si arriva a rimpiangere Van Helsing o il recente Hansel & Gretel: Witch Hunters. Quest’ultimo aveva almeno il pregio di non prendersi troppo sul serio, convincendo sia sul piano del divertimento che su quello visivo e stilistico.
I, Frankenstein esce oggi nelle sale italiane. Cliccate sulla scheda sottostante per recuperare news e materiali sul film.