Attenzione, contiene spoiler.
La rivelazione non è propriamente sconvolgente su qual è la nuova suprema della congrega di American Horror Story: Coven e non lo è nemmeno il finale di stagione. Dopo 12 episodi folli, divertenti, senza spaventi ma con molti momenti di goduria e morbosità, il 13° della serie horror FX è una sorta di passo indietro, un rallentamento, un ripiegare su se stessi. Fatto anche bene, e narrativamente non deludente, ma che non mantiene le promesse di Murphy e le premesse della stagione, oltre che i suoi sviluppi.
Le streghe rimaste in vita si affrontano per scoprire chi è la nuova suprema, affrontando le sette meraviglie di cui solo la suprema è capace: e così tra telecinesi e manipolazione della mente, Cordelia scopre di nuova la forza del suo potere. Ma Fiona potrebbe non essere d’accordo. Scritto da Douglas Petrie e diretto da Alfonso Gomez-Rejon, The Seven Wonders azzera praticamente quasi tutte le storyline della stagione e si concentra sul “torneo”, mescolando Hogwarts e Dragon Ball, ironia e ammiccamenti alle teenager, sprecando gran parte della follia del finale dell’episodio precedente, in cui in 10′ minuti accadevano cose buone per mezza stagione.
E forse anche in questa libertà di dissipare il potenziale, di dare un episodio quasi avulso e con atmosfere del tutto diverse, almeno per una buona metà, sta la follia come autore di Murphy: l’episodio parte con Stevie Nicks che canta una canzone che ha lo stesso titolo dell’episodio mentre le streghe si preparano, prosegue con incantesimi eseguiti come marachelle le une sulle altre, ché anche se si muore come Zoe poi arriva un incantesimo per tornare in vita, nel frattempo Kyle si vendica e strozza Madison. Un gioco al massacro leggero, in cui Delia trionfa tra la felicità delle altre, riacquista gli occhi e si trova costretta a sacrificare Myrtle su propria richiesta, essendo una strega che ha ucciso in modo violento e cozza contro il progetto di rendere la congrega pubblica e un rifugio per le streghe, l’educazione al mondo di chi sempre è stato rifiutato.
Una parabola che si conclude bene, fin troppo positivamente, in maniera quasi educata, appena sporcata dal piano di Fiona di fingersi morta per mano dell’amante – che sarà ucciso dalle streghe per vendetta – e agire sulla nuova suprema, per evitare i 30 anni di agonia senza poteri, prima della morte: la chiusura, con il suo personale inferno fatto di giornate in casa con The Axeman (dopo che avevamo visto gli inferni delle altre), è una chiusura beffarda. Che però non risolleva più di tanto un episodio non brutto, ma sorprendentemente cauto, e un po’ fiacco, escluse alcune scene, su tutte il rogo di Myrtle che di rosso vestita muore gridando Balenciaga. La stagione, che fino a un certo punto sembrava la migliore dell’intera serie, si è aggrovigliata in storie, toni e personaggi poco chiari: un difetto congenito dello stile di Murphy che qui ha retto l’impatto meglio di Asylum, meno cupo, ma più godibile e con un ensemble di attrici strepitose. E’ solo che dal finale ci aspettavamo un nuovo colpo di coda. Appuntamento all’anno prossimo, che a differenza di quanto detto recentemente non sarà in un circo.
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