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110 anni dalla nascita di Ozu Yasujiro – un omaggio in parole ed immagini

Pubblicato il 12 dicembre 2013 di Redazione

Oggi 12 dicembre ricorre un duplice anniversario importantissimo per la storia del cinema mondiale, esattamente 110 anni fa infatti nasceva Ozu Yasujiro, uno dei cineasti che più hanno influenzato il corso della settima arte e che tuttora più sono amati da critici, spettatori ed addetti ai lavori. Ma, per quei strani giochi del destino che colpiscono le vicende umane, il 12 dicembre 2013 è anche il cinquantesimo anniversario della morte del regista giapponese, una doppia ricorrenza a cui anche google Japan ha dedicato il suo doodle odierno:

Impossibile sarebbe esaurire le tematiche dei suoi film e l’influenza nel cinema che l’autore nipponico continua ad avere in un solo post, il nostro omaggio sarà allora lasciar “parlare” lo stesso Ozu attraverso alcune sue battute contenute nel bel libro “L’anti-cinema di Ozu” di Yoshida Kiju (Franco Casati Editore, 2008) accompagnate con alcune delle più significative immagini dai suoi film.

“Una delle mie tante manie è quella di posizionare sempre in basso la cinepresa e filmare dal basso. Ho ideato questa tecnica sul set di Un Bel Fisico. Avevamo pochi riflettori a disposizione, la scena si svolgeva in un bar. Per ogni sequenza eravamo costretti a spostare quelle poche luci da un punto all’altro. Dopo due o tre inquadrature si intrecciarono i fili per terra. Era una seccatura scioglierli per ogni spostamento, perciò, per risparmiarci un po’ di fatica abbiamo deciso di posizionare la cinepresa in terra e inclinare l’obiettivo verso l’alto.”

“Non voglio più filmare nulla che mostri tracce di scetticismo. Come spiegare…Dopo essere stato in guerra, sento di avere in me una mentalità positiva, per così dire. Mi sento di gridare dal fondo del cuore: ciò che esiste, va già bene così com’è!”

“Ho l’impressione che quelli che girano diversi tipi di film non facciano altro che tentare di affascinare con l’insolito. Insomma, come se cambiassero dei piatti: la pasta cinese col riso al curry, o che altro ancora, il riso con le fritture, e così via. Invece io sono un venditore di tōfu. Le variazioni sono poche: al limite c’è un tōfu più saporito di un altro oppure quello fritto. Probabilmente sono un uomo che non ama i cambiamenti. Di tutto il resto mi interessa ben poco.”

“Esiste ad esempio la seguente norma. Se vogliamo riprendere in primo piano A mentre dialoga con B, non possiamo scavalcare la linea che lega A a B. In breve, prima riprendiamo A scostandoci leggermente da questa linea. In tal modo, il suo profilo appare rivoltoverso la sinistra dello schermo. Successivamente facciamo il primo piano di B tenendoci sullo stesso lato della linea, ma spostando la cinepresa in una posizione diametralmente opposta a quella assunta per A. Questa volta il profilo appare voltato a destra. Così, i due sguardi s’incontrano al di sopra degli spettatori che avranno l’impressione di un autentico dialogo. Nel momento in cui scavalchiamo la linea tra A e B, non sarà mai possibile rappresentare un dialogo, almeno secondo la norma.
Ma a me questa “regola” sembra una forzatura che pretende di spiegare troppo. Io non la rispetto e riprendo entrambi i dialoganti ignorando la linea. Per questo, sia A che B guardano a sinistra, e i loro sguardi non trovano un punto d’incrocio al di sopra degli spettatori. Ciò nonostante, riesco ugualmente a creare l’impressione di un dialogo.”

“Non so come sia per gli altri, ma io credo che ogni mio film esprima una novità, sia fatto di nuovi stimoli. Sono come un pittore che continua a dipingere la stessa rosa all’infinito.”