Il Torino Film Fest si caratterizza soprattutto per la capacità di andare alla ricerca di esordi curiosi e originali e di pellicole che facciano appello a un mondo cinematografico fuori dal coro. Dopo il primo weekend, che ha fatto segnare un grosso incremento di presenze e biglietti, si parla del 30% in più, già si possono trarre i primi bilanci cinematografici. Tra i film più curiosi si segnala Sweetwater (After Hours), opera seconda di Logan Miller, che racconta una classica storia western: un agricoltore vessato dal potere di un prete viene ammazzato. La moglie cerca vendetta, mentre lo sceriffo fa il suo dovere in modi non ortodossi.
Una reinvenzione contemporanea di un genere classico, tra la follia di Glauber Rocha e la cupezza di Nick Cave, che si diverta a disseminare una struttura tradizionale di figure perverse, come il prete di Jason Isaacs e lo sceriffo di un grandioso Ed Harris. Il film funziona fino a che la vena grottesca non prende il sopravvento, ma si segnala per una fantastica prova di January Jones, con capelli rossi e piglio guerriero.
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