L’esordio al lungometraggio di John Butler, regista e scrittore irlandese che nel 2011 ha vinto gli Irish Film and Television Awards con la serie televisiva Your Bad Self, è all’insegna della più pura commedia. La trama ricorda molto quella del celebre blockbuster americano Una Notte da Leoni: un gruppo di amici, impegnati con l’addio al celibato di uno di loro, che si trovano tra i piedi un’ospite particolarmente sgradito: il fratello della sposa, dai modi particolarmente bruschi e con un soprannome che è tutto un programma, “The Machine”.
Nonostante una somiglianza più che evidente con il film di Todd Phillips, The Stagg riesce però a prenderne subito le distanze, sostituendo Las Vegas con gli splendidi paesaggi naturali dell’Irlanda e accantonando l’hangover e i vuoti di memoria a favore di una scoperta del proprio io completamente cosciente. Rimane il guastafeste di turno, ma anche lui si allontana dall’Alan di Zach Galifianakis. I punti di riferimento di John Butler sono registi più riflessivi come Alexander Payne e la cosa si nota parecchio, perché la sua pellicola non è solo una sequela di momenti ridicoli, ma una riflessione (più o meno) profonda sul cosa vuol dire essere uomo al giorno d’oggi.
Il tutto è affidato ad un gruppo di attori particolarmente azzeccato, tra cui spicca Peter “The Machine” McDonald. La storia non brilla certo per originalità, è vero, e quel finale alla “volemose bene” risulta più telefonato che mai. Ma sono cose su cui si può benissimo sorvolare, perché ci troviamo di fronte ad una storia in grado di strappare tantissime risate e di farsi voler bene proprio perché particolarmente genuina. L’applauso che è scoppiato in sala a fine visione ne è la testimonianza.
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