Wrong Cops (sezione After Hours)
Quentin Dupieux, meglio conosciuto come Mr. Oizo e autore della famosa canzone Flat Beat, torna al Festival di Torino. L’anno scorso aveva presentato il godibile Wrong (qui trovate la nostra recensione), questa volta è toccato ad una pellicola che non varia il nome, ma lo amplia: Wrong Cops.
Si tratta di un’opera divisa in capitoli, che Dupieux ha realizzando in diverse tappe, praticamente ogni volta che è riuscito a trovare i fondi necessari per le riprese. Nel corso degli ultimi anni il film era passato all’interno di vari festival, ogni volta con un minutaggio diverso: 14 minuti sono passati da Cannes, 45 minuti (comprendenti 3 capitoli) dal Sundance, e 82 minuti (che dovrebbero rappresentare il montaggio finale) sono arrivati a Torino.
Chi conosce il regista sa bene cosa aspettarsi: nonsense allo stato più puro, affidato questa volta alle gesta di un gruppo di poliziotti che, come suggerisce il titolo stesso, non si pongono come paladini della giustizia. Questo è Quentin Dupieux, prendere o lasciare.
Il film è comunque godibile e presenta dei momenti particolarmente assurdi e divertenti. Rimane però la sensazione che questo regista sia troppo interessato ad elevare la comicità (o più in generale il suo cinema) ad un livello intellettuale che non gli si addice.
Nel cast troviamo nomi noti come Grace Zabriskie, Ray Wise e Marilyn Manson, quest’ultimo nel ruolo di un teenager molestato a suon di musica. E questa è un’idea decisamente vincente.
Cannibal (sezione After Hours)
Prendete una storia d’amore tormentata e aggiungeteci la componente del cannibalismo: cosa succederebbe se un assassino affamato di carne umana (ma all’apparenza l’uomo più tranquillo del mondo) dovesse innamorarsi? Metterebbe in discussione tutte le sue malsane convinzioni in nome del sentimento più puro del mondo?
Una premessa decisamente interessante e se nella vostra mente si sono formate delle immagini o alcune possibili ipotesi riguardanti lo sviluppo di questa trama, fidatevi: è tutto sicuramente molto più avvincente della pellicola in questione.
Manuel Martín Cuenca aveva tra le mani un’occasione particolarmente ghiotta, ma è riuscita a sprecarla clamorosamente confezionando un’opera noiosa, sia nel suo sviluppo che nella caratterizzazione dei personaggi.
I primi dieci minuti promettono benissimo e le scene in cui il protagonista banchetta con i poveri resti delle sue vittime riescono in ogni caso a creare una sensazione di disagio impossibile da ignorare.
Il problema risiede nella più totale mancanza di empatia, e dato che non stiamo parlando di un horror vero e proprio, ma di una storia d’amore caratterizzata da una componente macabra, si tratta di una lacuna impossibile da ignorare.
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