Tra gli ultimi film a sfilare sul red carpet del festival del film di Roma, due buoni film che chiudono una competizione degna e sottovalutata: Tir di Alberto Fasulo e Volantin cortao del duo Diego Ayal e Anibal Jofré. Il primo, terzo film italiano in gara, è la prima opera di finzione di lungometraggio di un grande documentarista e segue un conducente di tir lungo i suoi viaggi: finzione perché c’è un soggetto, un attore professionista e linee narrative definite, ma Tir lavora prima, dopo e durante la realizzazione come un documentario, per il tipo di preparazione affrontata da Fasulo e dal suo attore, unico professionista in mezzo a veri camionisti, per lo sguardo, il linguaggio, lo stile di ripresa e montaggio, ma anche per l’obiettivo, quello di raccontare un sistema di lavoro e i suoi luoghi attraverso un protagonista. Tir cerca di ridefinire o perlomeno di spostare i limiti tra soggetto e cinema del reale, e con qualche difficoltà ci riesce.
Il secondo invece è un piccolo dramma su un’assistente sociale che comincia a frequentare un ragazzo che frequenta il suo centro di riabilitazione per ragazzi e finisce per perdersi, come lui, come l’aquilano tagliato e perduto del titolo: figlio legittimo e senza spocchia del cinema dei Dardenne, Volantin cortao è un film piccolo, semplice, delicato, che descrive il contesto e dice ciò che vuole dire in modo diretto, limpido ed efficace. Magari non appassiona o travolge, ma comunica e non è facile, specie perché i protagonisti sono tutti giovanissimi.
Per tutti gli articoli e le recensioni dell’VIII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma consultate la nostra Sezione Speciale o andate sui nostri social network (Facebook, Twitter e Instagram) cercando l’hashtag #Roma2013SW