Non capita di frequente che un regista approdi a un festival con due film contemporaneamente, ma per Kurosawa Kiyoshi ha fatto una delega, presentando due sue nuove opere, un lungometraggio in concorso dal titolo Seventh Code e un cortometraggio nella sezione CinemaXXI dal titolo Beautiful New Bay Area Project.
Il primo è una incrocio tra una spy story e una commedia e racconta di una ragazza che dal Giappone arriva in Russia per cercare un uomo di cui si è invaghita e che è coinvolto in loschi affari: un film brevissimo (60 minuti) sul viaggio, sul cambiamento e sullo spaesamento di essere all’estero in terre e culture che non ci appartengono, condividendo questa sensazione con il regista che guarda a Ozu e al nitore del cinema classico. Fino a un finale imprevisto, con una geniale ultima inquadratura, in cui Kurosawa mostra una notevole capacità di sintesi narrativa ed espressiva (inserendo persino un videoclip).
Il secondo è un divertissement bizzarro in cui il colpo di fulmine di un capo d’azienda che sta per ricostruire l’area della baia e l’operaia della fabbrica che verrà chiusa (e che forse è una sirena) diventa un action movie in cui la ragazza cerca di recuperare a suon di botte e arti marziali la targhetta con il suo nome: un giochino, e nulla più, ma che si fa vedere e ammirare per la classe con cui Kurosawa inscena il balletto marziale (come un Knockout leggero) e per lo spirito.
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