Cinema Festival

Roma 2013, Il venditore di medicine – La recensione del film con Claudio Santamaria

Pubblicato il 12 novembre 2013 di emanuele.r

Un tema di scottante attualità, una storia più o meno secca con suspense e denunce politiche. Era lo schema del cinema civile, lo stesso che ripercorre Antonio Morabito ne Il venditore di medicine, film fuori concorso al Festival di Roma che racconta lo scandalo attorno alle case farmaceutiche.
Protagonista è il venditore del titolo, agente arrivista che sguazza nella melma di corruzione che regola spesso i rapporti tra informatori scientifici, medici e istituzioni. Ma la crisi lo porta a un bivio: solo se saprà piazzare un farmaco a un importante oncologo potrà sperare di sopravvivere in azienda.  Scritto da Morabito con Michele Pellegrini e Amedeo Pagani, Il venditore di medicine è un dramma dalle forti venature thrilling ispirato tanto a Damiani quanto al Cacciatore di teste di Costa-Gavras che descrive un sistema osceno e le sue influenze sulla società italiana.

Non un’inchiesta, ma un film che racconta il mondo delle case farmaceutiche, i loro traffici e i vari colpevoli dall’interno, seguendo uno schema efficace e costruendo una tensione strisciante: intreccio e temi hanno pochi alibi narrativi o filmici e Morabito va dritto al punto. Peccato che a metà film, la sceneggiatura si apra in buchi e cadute di stile, che la narrazione si faccia più grossolana e che facciano capolino tocchi soap poco graditi. Nulla che però rovini del tutto un film non perfetto ma che sa svelare il verminaio della sanità italiana in modo diretto, con un Claudio Santamaria credibile (al contrario dell’esagitata Isabella Ferrari e di un Marco Travaglio fuori contesto).

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