La sezione Movie di Lucca Comics & Games ieri ha proposto un incontro tra il pubblico e Pierfrancesco Diliberto meglio noto come Pif, conduttore televisivo nonché autore della bella trasmissione di MTV ‘Il Testimone’.
Pif è venuto a presentare il suo esordio alla regia dal titolo La Mafia Uccide solo d’Estate, un racconto sentimentale e politico insieme che si sviluppa lungo gli anni ’70 e ’90 e che mostra come la dittatura della criminalità organizzata influisca sulla felicità di chiunque. Nel cast anche Cristiana Capotondi, Claudio Gioè, e Ninni Bruschetta.
Un film interessante, diverso dagli altri. Un film che ha qualcosa da raccontare, come ha introdotto il giornalista Francesco Rigatelli de La Stampa. Ma come è nata l’idea di questo film?
“Mi è stato chiesto se avevo in mente qualcosa da trasformare in un film. In realtà la mia prima vera ambizione è sempre stata quella di fare il regista, cosa molto difficile in Italia. Per questo ho iniziato come cameraman, poi sono diventato autore televisivo, passando per le Iene: sono riuscito a 40 anni a realizzare il mio sogno. Quando mi sono trasferito a Milano ho sempre cercato di provare a raccontare che cosa fosse la mafia, ma a meno che non sei siciliano o campano, tutti hanno in mente la mafia come Toto Riina, il contadinozzo volgare: ma la mafia è più intelligente di quello che molti pensano. Ho in mente un esempio: le spalline andavano di moda tra le donne negli anni ’80, ma oggi pensiamo come fosse possibile una moda del genere. Allo stesso modo si pensa ‘Ma come facevano i palermitani a vivere con quel tipo di mafia?’. Io avevo 10 anni durante la guerra di mafia, ma non la vivevo come un dramma perché non mi apparteneva, perché erano gli stessi adulti a rifiutarsi di pensare che la mafia fosse realmente un problema. Si ammazzavano tra di loro, e quando moriva qualcun altro si tendeva a dire che se l’era andata a cercare, o peggio che era un donnaiolo come Peppino Impastato o qualcuno con qualcosa da nascondere: era un modo per difendersi. Ho cercato di raccontare tutto questo.”
Ma cosa è cambiato da allora ad oggi? Tu hai girato a Palermo un film sulla mafia, hai avuto problemi con la mafia stessa?
“Per quanto pessimisti possiamo essere, le cose sono cambiate nonostante ci sia ancora molto da fare. Quando ho girato il film mi sono rifiutato di pagare alcun genere di pizzo, perché ti chiedono di usare i tecnici che dicono loro, il catering che dicono loro… Invece abbiamo utilizzato alberghi che dichiaravano di non pagare il pizzo, ristoranti e negozi che esponevano il bollino anti-pizzo, stesso discorso per camion e attrezzature. C’è stato qualche blando tentativo, ma nulla di che. È più semplice del previsto, e il problema ai tempi era che la generazione di mio padre nemmeno aveva tentato di fare qualcosa del genere.”
Raccontaci un po’ il tuo cammino, il tuo percorso che ti ha portato fino a qui.
“Mio padre aveva una piccola casa di produzione. Mentre i miei amici andavano in discoteca io nel weekend mi divertivo a giocare con la sua attrezzatura, e per questo mi viene da sorridere quando monto Il Testimone da solo in camera mia: mi sembra di essere ancora il ragazzino di un tempo e che nulla sia cambiato! Poi su consiglio degli amici ho fatto una scuola per diventare autore, conosciuto Davide Parenti, passato alle Iene… Sono stato fortunato nella mia vita perché ho sempre avuto attorno gente che mi ha voluto bene.”
Ma come è nato Il Testimone, il tuo programma più famoso e riuscito?
“Mi chiesero a MTV se avevo l’idea per qualche programma televisivo, e feci vedere la puntata sul tema Addio Pizzo che feci per le Iene, realizzata solo con una telecamera. A loro piacque, nonostante l’idea di amatoriale, la qualità video non eccellente come nei loro standard. Ma io volevo usare la MiniDV, usare la stessa pasta che la gente usava, audio mentale, senza cameraman. Lo so che la televisione non si fa così, ma a me piace proprio così: se riprendi George Clooney con una MiniDV diventa un uomo come noi, o quasi… Mi hanno chiesto di fare la puntata zero per vedere se funzionava: incredibile, ma pago l’affitto da sei anni grazie al Testimone!”
In Italia è edito un libro che si intitola “La Mafia uccide d’Estate”. L’unica differenza con il tuo film è un “solo”. L’autore è Angelino Alfano…
“Stavo parlando, un anno e mezzo prima del libro di Alfano, politico che stimo tantissimo… (risate in sala), al telefono con una mia amica. Doveva scendere a Palermo, e mi è uscita la frase ‘Tranquilla, tanto la mafia uccide solo d’estate’. Una frase così, detta a caso, che poi ha acquisito significato col tempo. Non a caso abbiamo contestualizzato una scena con protagonista il bambino e il padre, che si vedere anche nel trailer. Qualche tempo dopo mi hanno detto del libro, ma vi assicuro: questa è una commedia, e so che potete pensare che sia ispirata al libro di Alfano, ma non è così! Non abbiamo cambiato titolo perché non puoi cambiare nome a tuo figlio quando ha già due anni di vita.”
Pif ha poi specificato che il film non è autobiografico, non ci sono sue esperienze personali, eppure tutto quello che vi è stato inserito è vero, anche le cose che possono sembrare più assurde come l’omicidio del padre di una ragazza figlia di divorziati per farla diventare orfana e rendere possibile il matrimonio secondo le regole di Cosa Nostra. Abbiamo poi visto una clip in esclusiva dal film, molto divertente ma dal retrogusto amarissimo come Pif ci ha sempre abituato. Vediamo i genitori del piccolo protagonista la sera del matrimonio, presi dalla passione e intenti a fare l’amore. Mentre gli spermatozoi correvano per fecondare l’ovulo sotto casa loro avvenne un omicidio di mafia (strage del ’69), e tutti gli spermatozoi scapparono: l’unico che riuscì a fecondarlo era quello che arrivato tardi, che non aveva sentito i colpi d’arma da fuoco: e così nacque il protagonista del film, del quale seguiamo le vicende nella Palermo di Pif.
La mafia uccide solo d’estate uscirà nei cinema il 28 novembre grazie a 01 distribution.
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Fonte: ScreenWeek