Se hai sul tuo curriculum grandi pellicole come La Mosca, Il Pasto Nudo, Crash e M. Butterfly puoi permetterti di rilasciare dichiarazioni che nessuno (o qualsi) si permetterebbe di fare? A quanto pare sì.
Durante una recente intervista per il The Toronto Star David Cronenberg ha proprio fatto questo, commentando il lavoro di un regista considerato tra i più grandi della storia del cinema, Stanley Kubrick, e sollevando un polverone nel web:
“Penso di essere un regista più intimo e personale di quanto lo sia stato Kubrick. Per questo non considero Shining un grande film. Non penso che abbia mai veramente capito il genere horror. Non penso che sia mai stato consapevole di quello che stava facendo. Nel libro ci sono delle immagini veramente suggestive e lui le ha riprodotte, ma non penso che le abbia veramente sentite.”
E fin qui niente di nuovo: critiche simili sono già state mosse a Kubrick in passato, si può essere d’accordo o meno. Il problema è che David Cronenberg non si è fermato e ha rincarato la dose, arrivando a definire il suo defunto collega un regista populista:
“In un modo strano, nonostante venga da più parti elogiato come un artista di altissimo livello, io sono convinto che la sua mente fosse guidata in gran parte dall’aspetto commerciale, e che fosse sempre alla ricerca di qualcosa che fosse in grado di ottenere finanziamenti. Penso che sia stato molto ossessionato da questo, a differenza di me. O di altri come Bergman e Fellini.”
A questo punto si potrebbe discutere per ore su cosa abbia spinto il regista a dire certe cose e su quanta verità ci sia in queste dichiarazioni. Anzi, perché non ci fate sapere cosa ne pensate?
Personalmente – tanto per sdrammatizzare – questo discorso mi ha fatto tornare in mente un momento ben preciso di Boris: David Cronenberg come Stanis La Rochelle? A quanto pare sì…