Spesso tendiamo ad identificare gli attori con i personaggi che interpretano sul grande schermo. Alcune volte è così, altre ovviamente no. Lo si nota subito nel momento in cui ci si trova di fronte a loro per un’intervista. Noi di ScreenWEEK.it abbiamo però deciso di fantasticare, provando ad immaginare cosa potrebbe succedere se i protagonisti dei film dovessero prendere vita e, appunto, rilasciare interviste!
Cominciamo dunque con il primo ospite illustre di questa nuova rubrica: Julian (Ryan Gosling), il protagonista di Solo Dio Perdona, il controverso film diretto da Nicolas Winding Refn (qui trovate la nostra recensione).
Un’impresa titanica, praticamente impossibile dato che il nostro amico non è quello che si può definire un chiacchierone. Ma abbiamo deciso lo stesso di provarci.
PREMESSA: Per motivi tecnici e non dipendenti dalla nostra volontà l’intervista sarà impostata come un fotoromanzo.
Ciao Julian e benvenuto. Prima di tutto grazie per averci concesso quest’intervista. Cominciamo con la prima domanda: com’è cambiata la tua vita dopo il tuo ingresso nel mondo del cinema?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 1: Quei silenzi interminabili, che dilatano ogni momento all’inverosimile.
Conoscevi già Nicolas Winding Refn prima di collaborare con lui?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 2: Guardo dietro di me per capire se per caso c’è Giucas Casella che ha improvvisato un numero di ipnosi così, al volo. Non c’è. Torno a guardare Julian.
Cosa ne pensi della concezione moderna di famiglia? Ci sono valori che secondo te si sono persi?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 3: Le lancette del mio Swatch anni ’80 diventano potenti come martelli pneumatici. Non sapendo che fare comincio ad armeggiare con il telefonino facendo finta di aver ricevuto un messaggio.
Vivi ancora a Bangkok? Cosa ti piace di più della Thailandia?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 4: Un canarino si posa sulla testa di Julian. Lui rimane impassibile. Io faccio una foto e la pubblico su facebook taggando tutti i miei amici.
Pensi che il pubblico di Cannes non abbia capito fino in fondo la tua storia?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 5: Capito l’andazzo aspetto solo due secondi e parto subito con la domanda successiva.
Anche tu ti diverti spesso con il Karaoke?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 6: Spengo il registratore e faccio qualche colpo di tosse, tanto per darmi un tono. Dei turisti si avvicinano e cominciano a fotografare Julian convinti che si tratti di una performance di arte contemporanea.
Pratichi la meditazione come filosofia di vita?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 7: Ho spento la lavatrice? Mi ricordo di sì, ma non sono sicuro. Allora, ho chiuso tutte le finestre, questo lo ricordo, ma la lavatrice? Oddio, e se l’ho lasciata accesa? Ah, scusate, stavo divagando…
Progetti per il futuro?
[Nota dell’intervistatore] Julian non risponde. L’arte del disagio – Capitolo 8: Si è mosso! Giuro l’ho visto! Si è mosso!