CBS è la patria delle serie poliziesche classiche, procedurali, un episodio = un caso e poche complicazioni. Ma Hostages, la sua nuova serie thriller, punta invece al contrario, ossia raccontare una sola storia di suspense lungo una stagione. Un esperimento magari non riuscito, ma abbastanza interessante.
La trama vede Toni Collette nei panni di una dottoressa di grido che ha il compito di operare il presidente degli Stati Uniti, un’operazione di routine, ma che cela un complotto ordito da Dylan McDermott nei panni di un agente corrotto che gli rapisce la famiglia per costringerla a uccidere il leader degli USA. Cosa si cela sotto?
Creato da Chaim Sharir, Rotem Shamir e Omri Givon per la tv israeliana senza però essere prodotto, sviluppato Alon Aranya e Jeffrey Nachmanoff che ne hanno scritto il pilot diretto dallo stesso Nachmanoff, Hostages è un thriller cospirativo che odora di 24 nei temi e che cerca di mescolare l’azione e la suspense con il drama familiare.
Costruito secondo le moderne tecniche narrative tv, con partenze in mezzo all’azione e flashback vari, doppi e tripli giochi svelati solo nell’ultima inquadratura, Hostages è una serie che si basa sui segreti dei personaggi attorno ai quali costruisce segreti sempre più grandi: i tradimenti del marito di Ellen, l’insoddisfazione e la rabbia della stessa dottoressa, il fidanzato della figlia che potrebbe nascondere qualcosa. E soprattutto Duncan, agente dell’FBI con un problematico rapporto con la figlia che nasconde qualcosa a chiunque, costringendo così lo spettatore a seguire una serie di giravolte e salti mortali di sceneggiature per rilanciare di continuo l’intreccio, cambiando strada anche 2 o 3 volte nello stesso episodio.
Troppo, sicuramente, ma Hostages ha – almeno in partenza – alcune carte da giocare, come la suspense, la buona produzione e il talento di Collette: restano i dubbi su come una trama del genere possa reggere una stagione se non di più, anche se i primi dati di ascolto (1.5/4 al 2° episodio), non lasciano molte speranze in merito. E allora possiamo goderci una serie imperfetta, senza troppi dubbi o remore.
Commentate la recensione e restate su Screeween ed Episode39.