SW dal Giappone.
La produzione dei cosiddetti AV, gli adult video, in Giappone mette in moto già da moltissimi anni a questa parte un giro d’affari molto importante. Negli anni sessanta e settanta esistevano i cinema a luci rosse e parallelamente la grande industria dei pink eiga, i softcore giapponesi creati dalle grandi case di produzione come la Nikkatsu , la più antica nell’arcipelago, per sopperire alla crisi dovuta all’avvento della televisione. Il fenomeno del softcore e del porno è radicalmente cambiato prima con l’avvento delle videocassette e dei DVD e successivamente con lo spostamente dei contenuti online, specialmente in servizi di VOD, anche se a dire il vero i video noleggi sono luoghi ancora molto frequentati e di certo successo in Giappone.
L’avvicinamento fra “artista” e spettatore o fruitore è la cifra più saliente della rivoluzione portata da internet e dalle nuove tecnologie negli ultimi anni, l’industria pono giapponese sembra aver preso la palla al balzo ed aver in qualche modo precorso i tempi. L’agenzia Bambi Promotion infatti ha lanciato da un po’ di mesi a questa parte un nuovo servizio in cui lo spettatore può scrivere la storia, la sceneggiatura, perfino può scegliere le angolazioni della macchina da presa e l’attrice preferita. Dopodichè sottopone il suo progetto alla suddetta Bambi Promotion che realizzato il prodotto lo spedisce in DVD allo spettaore/autore, oppure è possibile frui dire del “film” anche su dispositivi mobili. Il prezzo per la realizzazione delle proprie fantasie costa allo spettatore la non economica cifra di 1500 euro che possono diventare molti di più se l’attrice scelta è nota nei circuiti dell’AV e naturalmente dal tipo di pratiche richieste agli attori nella pellicola.
(fonti: Tokyoreporter, Shukan Post)