Attenzione, contiene spoiler.
E’ ripartita (quasi) con il piede giusto la 3^ mini-serie di American Horror Story e Coven ha mostrato le sue carte vincenti fin dalla première. Il secondo episodio, Boy Parts, approfondisce temi e personaggi e lascia un’ottima impressione e buone prospettive per il prosieguo della stagione.
Mentre Fiona (Jessica Lange) è alle prese con la resurrezione di Madame LaLaurie (Kathy Bates), le ragazze devono evitare che la polizia faccia troppo domande sulla strage di confratelli. E Zoe (Taissa Farmiga), si fa trascinare da Madison (Emma Roberts) nell’idea di ricomporre il proprio ragazzo morto.
Scritto da Tim Minear e diretto da Michael Rymer, Boy Parts dà più ritmo al racconto e toni più consoni alla serie, cominciando a sviluppare temi fondamentali di questa 3^ miniserie, legati all’universo femminile, come morte, rinascita e resurrezione.
Aperto da una sequenza degna della Asylum, con Misty Day (Lily Rabe) che ammazza due cacciatori di coccodrilli facendoli sbranare da alligatori zombie al suono di Edge of 17 di Stevie Nicks, la strega bianca, Boy Parts mette in scena un universo in cui i rapporti tra donne sono al tempo stesso pregni di sorellanza e astio, rivalità e solidarietà e che passano per quella che è la caratteristica mistica delle donne, dare o no la vita. E allora tutto l’episodio ruota attorno al nascere o rinascere, mettere al mondo o risorgere: Madame LaLaurie che dopo aver visto l’inferno da viva, condannata all’immortalità dentro una bara dalla vendicativa Marie Laveau/Tituba (Angela Bassett) che ora gestisce un parrucchiere, torna per diventare come una schiava per Fiona; Cordelia (Sarah Paulson) cerca di mettere al mondo un figlio grazie alla magia nera; Zoe si trova alle prese con un Kyle (Evan Peters) versione Frankenstein di cui dovrebbe prendersi cura Misty.
Nel segno della femminilità, viene fuori anche una vena “politica” sui rapporti tra classi emarginate, schiavi e streghe, e di queste streghe bianche e streghe nere, l’una contro l’altra probabilmente molto armate. Ironia, orrore e scrittura si fondono bene in un episodio equilibrato con brio, senza quelle follie che magari trascinano lo spettatore ma che invece rischiano di ammazzare un episodio.
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