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Under The Skin – La recensione dello sci-fi con Scarlett Johansson aliena sensuale

Pubblicato il 29 agosto 2014 di Valentina Torlaschi

Una fantascienza più “filosofica” che non di effetti speciali; una fantascienza dall’estetica più vintage che non avveniristica; una fantascienza immersa in una natura misteriosa piuttosto che in un futuristico scenario metropolitano e iper-tecnologico. Come era stato per Non lasciarmi, i verdi paesaggi della campagna britannica coi loro cieli carichi di pioggia fanno ancora una volta da cornice a uno sci-fi dal gusto esistenzialista. Titolo: Under the Skin. Diretta da Jonathan Glazer e con protagonista assoluta Scarlett Johansson la pellicola era stata presentata al Festival di Venezia del 2013 tra stiticissimi applausi e diversi fischi e solo ora, a un anno di distanza, nei cinema italiani.

In effetti, Under the Skin è un film che, al di là di qualche trovata narrativa e visiva interessante, risulta piuttosto sconclusionato e, soprattutto nella seconda parte, sembra vagare senza meta producendo perfino, di tanto in tanto, una certa comicità involontaria. Tratta dal libro dell’olandese Michael Faber (edito in Italia da Einaudi col titolo Sotto la pelle), la pellicola segue il peregrinare di una creatura aliena – interpretata appunto da Scarlett Johansson – che si nasconde dietro le apparenze, o meglio sotto la pelle bianchissima, di una ragazza bella e misteriosa dai capelli nero corvino e le labbra vermiglie. Sullo sfondo di una Scozia piovosa, nebbiosa e quasi angosciante, l’aliena Scarlett vaga a bordo del suo furgone bianco in caccia delle sue vittime: uomini, ragazzi e perfino freaks dal viso deforme che avvicina con una scusa qualsiasi, poi li seduce col suo sguardo magnetico e infine li porta nella sua fatiscente casa dove li fa letteralmente sparire nell’oscurità (queste sono le sequenze visivamente più affascinanti: dei piccoli inserti di video-arte).

A questa prima parte da cacciatrice che nel complesso è intrigante per ambientazione e scelte estetiche (Jonathan Glazer è stato regista di spot pubblicitari e videoclip per Massive Attack, Radiohead e Jamiroquai, quindi è ben forte il suo gusto per l’immagine-artistica ad effetto), la seconda metà del film vede il capovolgimento del ruolo della Johansson da cacciatrice a preda. Ma a questo punto il film si sfilaccia, la narrazione sembra perdersi e girare a vuoto, allibita, come la stessa aliena col volto di Scarlett. Per arrivare a un finale che, più che essere rivelatore, è ironico suo malgrado…

[La recensione era stata scritta in occasione della presentazione al Festival di Venezia del 2013]