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Se proprio non si può fare a meno, con la crisi finanziaria divenuta crisi creativa e produttiva, di prendere a prestito, fare remake, sequel e simili, che almeno ci si metta un pizzico di follia. Pare essere il motto di Sleepy Hollow, la nuova serie Fox partita lo scorso lunedì 16 settembre (e accolta con un trionfo di ascolti) ispirata al romanzo di Irving e al film di Burton ma in cui il pretesto narrativo è completamente stravolto.
Ichabod Crane, morto in combattimento con il misterioso “Cavaliere“, si risveglia circa 250 anni dopo in una grotta, nella Sleepy Hollow del presente, in un mondo totalmente diverso da quello che ricordava. Poco dopo scopre che anche il Cavaliere senza Testa si è risvegliato ed è in cerca della propria testa. Ad aiutarlo nel tentativo di fermare il Cavaliere, che si rivela essere uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse, è la giovane detective Abbie Archer.
Creata da Alex Kurtzman, Roberto Orci e Philip Iscove, che scrivono anche il pilot diretto da Len Wiseman, Sleepy Hollow è una serie d’avventura tra fantasy, horror e azione che prende il gotico originale e lo trasporta in quello che è il leit motiv della narrazione tv – e non solo – del 21° secolo, la cospirazione.
Già dall’apertura – Crane decapita un soldato armato di ascia e vestito con una maschera da mostro dell’orrore – è evidente la disinvoltura estrema con cui gli autori hanno concepito Sleepy Hollow, in cui la storia del cavaliere senza testa diventa una sanguinosa vicenda contemporanea in cui però il protagonista viene da un altro mondo e con quel passato dialoga, attraverso l’anima dell’amata rimasta intrappolata per un maleficio demoniaco. E mentre la serie descrive dinamiche dell’uomo dal passato che scopre il presente già viste, gli autori si divertono a inanellare qualche follia, fino a delineare una cospirazione demoniaca che sarà meglio descritta nel futuro.
Sleepy Hollow diventa così una serie spudorata e con tocchi di follia, allo stesso tempo eccessiva ma adatta a un network come Fox, in cui le citazioni visive di Burton e i colpi di scena senza freni (il finale con il diavolo sarà ridicolo ma diverte) lo rendono un buon prodotto d’intrattenimento, che occhieggia al trash senza affondarvisi. Neo principale è quello del protagonista Tom Mison, che scimmiotta Depp senza averne il carisma, mentre funziona meglio reggendo il tono Nicole Beharie. Ma il resto è di sicuro piacevole e intrigante.
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