Rush: ScreenWEEK incontra Ron Howard, Chris Hemsworth, Daniel Brühl e Pierfrancesco Favino

Rush: ScreenWEEK incontra Ron Howard, Chris Hemsworth, Daniel Brühl e Pierfrancesco Favino

Di laura.c

RUSH

Due uomini abituati a vivere sul filo del rasoio, tra adrenalina e alta velocità, eppure agli antipodi per carattere e modo di rapportarsi alla pista. L’amicizia e l’antagonismo tra due personalità storiche della Formula 1 è l’ingrediente al centro di Rush, il film diretto dal regista premio Oscar Ron Howard e dedicato all’incontro-scontro di Niki Lauda, interpretato dall’attore tedesco Daniel Brühl,  con il pilota rivale James Hunt, cui dà volto Chris Hemsworth. Oggi il regista e i due protagonisti sono arrivati a Roma per presentare alla stampa italiana la pellicola, in uscita in oltre 400 sale il prossimo 19 settembre. Ad accompagnarli, anche l’attrice Alexandra Maria Lara, che nel film interpreta la moglie di Lauda, e Pierfrancesco Favino, cui spetta invece il ruolo del pilota Clay Regazzoni. Ecco il nostro resoconto della conferenza stampa.

Ron Howard, i protagonisti dei suoi film sono spesso alle prese con un forte antagonismo e con un dualismo anche interiore.

Ron Howard: Mi piacciono i personaggi che affrontano sfide fuori dall’ordinario, in situazioni sorprendenti.  Mi piace anche scegliere uomini che potrebbero sembrare molto lontani da noi, come matematici, astronauti, piloti di Formula 1, o anche  vigili del fuoco. Persone che ci appaiono diverse perché vivono all’estremo e sono sempre disposte a spingersi oltre, anche se poi conoscendo le loro storie il pubblico scopre quanto tali personaggi siano simili alla gente comune e possano avere molti punti di contatto con tutti noi.

In questo film conta molto la prospettiva della morte, con cui i due protagonisti devono costantemente fare i conti.

R. H.: Il modo in cui ci si rapporta alla morte contribuisce a definire ciascun essere umano, fa parte del nostro mistero. Tutti hanno modi diversi di affrontare il concetto e, nel caso del film, entrambi i personaggi hanno un punto di vista molto particolare sul tema, estremamente comune tra i piloti di Formula 1, soprattutto negli anni ’70. Lauda, in particolare, era molto affascinato dalla questione e penso che questa sua attitudine sia un elemento fondamentale del film.

Daniel Brühl: Sono d’accordo. In confronto alle superstar di questo sport come James Hunt, Lauda era molto più calmo e calcolatore, tanto che arrivò a stimare al 20% le possibilità di morte in una corsa di Formula 1. Fu un pioniere nel campo e in questo senso molto più simile ai piloti di oggi. Sapeva che metteva a repentaglio la propria vita, ma riusciva a valutare il rischio della situazione e scegliere se correre o meno. Penso sia stato proprio grazie  a piloti come lui che la sicurezza nei circuiti sia migliorata significativamente negli ultimi anni,  tanto che dopo l’incidente mortale  di Senna non ci sono stati altri casi del genere.

Chris Hemsworth: Rispetto a Lauda, che affrontava la morte con occhio matematico, Hunt aveva di sicuro  un approccio molto più istintivo, viscerale. Caratteristica che poi è stata una costante in tutta la sua vita, anche al di fuori della pista. Se sentiva il desiderio o la spinta a fare qualcosa, Hunt la faceva senza porsi problemi e spingendosi fino all’estremo. Anche lui conviveva con la minaccia della morte, ma se Niki la affrontava col calcolo, James cercava di esorcizzare la paura distraendosi, soprattutto con diversivi come le donne e l’alcool. Tutti i piloti avevano bisogno di farlo perché molti morivano in gara a quell’epoca, ma se c’è una nota positiva è che questo li portava a essere sempre molto presenti a se stessi, a concentrarsi sul momento che stavano vivendo. Erano costretti a guardare all’immediato, l’alternativa era tra focalizzarsi o morire. E in un mondo in cui si pensa sempre al domani e al futuro, o al limite al passato, qualcosa che ti forza a concentrarti sul presente per me è affascinante, lo vedo positivamente, anche se magari non mi spingo a quel tipo di estremi.

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Ron Howard, com’è stato il lavoro di scrittura con Peter Morgan?

R. H. Con Peter abbiamo lavorato all’adattamento di Frost/Nixon e dal lì siamo diventati amici. Quando lui ha scoperto la storia me l’ha proposta e entrambi vi abbiamo trovato la stessa cosa, cioè un’affascinante combinazione di personaggi unici, interessanti ed entusiasmanti. Così abbiamo deciso di portarla sullo schermo e abbiamo lavorato sulla sceneggiatura effettuando ricerche, studiando, facendo le prove con gli attori. Lo script è stato in costante divenire, ma Peter è una persona estremamente aperta e disponibile alle nuove idee creative, oltre a essere stato anche produttore per questo film, quindi la collaborazione è stata eccezionale.

Chris e Daniel, quanto sapevate di Formula 1 e dei vostri rispettivi personaggi prima di questo film?

C. H.: Non sapevo molto su di loro prima di leggere la sceneggiatura  quindi per il film ho fatto una serie di ricerche, che tuttavia riguardavano gli anni ’70 quindi le mie conoscenze rimangono limitate. Mi sono comunque avvicinato molto a questo sport, di cui non mi ero interessato prima ma non per una decisione conscia. Semplicemente,  non mi era mai capitato di occuparmene. Mio padre però andava in motocicletta e da questo mondo che era a me più vicino ho cercato di attingere un po’ per il film.

D. B.: Sono cresciuto a Colonia, vicino a Nurburgring, quindi conoscevo bene Lauda e lo sport, e conoscevo bene anche Schumacher, nome che dovrebbe dirvi qualcosa. Amavo la Formula 1 ma mi aveva un po’annoiato, con Schumi che vinceva ogni stagione. Così mi  sono interessato per un periodo ad altre discipline come il calcio e il tennis, ma mi sono riavvicinato alle corse grazie al fantastico documentario su Senna. Trovo anche incredibile aver ricevuto il copione di questo film poco dopo aver visto quel film.

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Pierfrancesco Favino , come si colloca il suo personaggio rispetto ai due protagonisti del film? Trova di avere dei punti di contatto con lui?

Pierfrancesco Favino:  Forse era più vicino a Hunt come attitudine, non era un pilota moderno e disciplinato che Niki,  il che lo rendeva forse più simpatico. Aveva una guasconaggine, anche nel suo aspetto, che me lo fa ricordare appunto con simpatia, ma credo che da questo derivasse anche quella generosità che ha dimostrato nella vita dopo l’incidente che lo ha colpito. Personalmente penso di essere un po’ più regolato, ma c’è una generosità in Ragazzoni che capisco e che mi appartiene. Oltre a un modo di non avere invidie in cui riconosco una qualità positiva.

R. H.: Ci tengo ad aggiungere che per me il casting è stato interessante ed entusiasmante. Prima è arrivato Daniel, poi ho avuto il piacere di scoprire Chris con un fantastico provino. Ma per Ragazzoni avevo in mente una persona soltanto, e sono stato molto lusingato quando Pierfrancesco ha  accettato il ruolo. C’è più Ragazzoni nel film di quanto non ce ne sia nella sceneggiatura, perché con la sua creatività e talento ha avuto modo di aggiungere tantissimo al personaggio.

conf stampa rush

Rush uscirà nelle sale americane il 20 settembre mentre in Italia la pellicola sarà distribuita da 01 il giorno prima: il 19 settembre.

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