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Pacific Rim, successo in Cina e snobbato in Giappone: ecco i motivi!

Pubblicato il 10 settembre 2013 di Redazione SW


Articolo a cura di Matteo Boscarol

Il Giappone è, come molti hanno fatto notare da più parti, la patria “spirituale” e creativa se così possimao dire, di Pacific Rim, le due grandi influenze che innervano l’ultimo lavoro di Guillermo del Toro sono infatti da una parte i kaijū, i mostri che mantengono la denominazione anche nell’originale, e dall’altra i robottoni, o meglio i mecha specialmente quelli creati da Hideaki Anno nel suo Neon Genesis Evangelion che tanto hanno rivoluzionato l’animazione seriale degli ultimi decenni. Perchè allora un siffatto film che ha inoltre come protagonista principale la giapponese Rinko Kikuchi e che è addirittura dedicato a Ishirō Honda, uno dei padri di Gojira/Godzilla, in questi due mesi dal suo debutto in terra nipponica non ha certo ottenuto al botteghino i risultati che molti si aspettavano?


Rinko Kikuchi con Knifehead kun, la mascotte che ha accompagnato la promozione di Pacific Rim in Giappone (foto tratta dall account twitter della stessa attrice)

Nel primo weekend, il 10 e 11 agosto solo un quinto posto al box office giapponese, dietro naturalmente all’imbattibile The Wind Rises, ma anche a Monsters University (al tempo alla sesta settimana di proiezione), World war Z e di poco sopra a The Lone Ranger, con un incasso al momento attuale di poco più di 14 milioni di dollari, non sono certo numeri da gridare allo sfacelo, ma neanche al successo. Le ragioni sono probabilmente multiple e sfacettate, in primis forse va considerato che se i giapponesi spesso culturalmente hanno saputo copiare elaborando idee originali altrui, trovando la creatività proprio in questo processo, il cibo ne è un esempio lampante, un percorso inverso, cioè un’elaborazione da idee giapponesi è sempre visto dalla massa con sospetto e con un certo grado di orgoglio. Generalmente, ma andrebbe naturalmente valutato caso per caso, viene preferito il prodotto “originale” giapponese anche a prescindere, molto spesso perchè si ritiene che gli stranieri non possano intendere fino in fondo un’estetica “tipicamente” giapponese.

In seconda battuta va notato come anche se esiste certamente una forte fanbase super appassionata di mecha e kaijū resta pur sempre una nicchia, ristretta nel numero, di forte impatto sui social network, Pacific Rim è ancora oggi nelle prime posizioni fra gli argomenti trattati su Twitter, ma che non include famiglie e persone della terza età, gruppo quest’ultimo che oramai rappresenta la maggioranza silenziosa giapponese, quella capace di spostare i grandi numeri, coloro che cioè hanno una disponibilità di tempo ed economica che i più giovani non hanno.

Poster giapponese di Pacific Rim realizzato per l’occasione da Yōji Shinkawa, artista famoso per aver creato l’universo di Metal Gear

Infine c’è da osservare come spesso i film che rappresentano il Giappone all’estero, quelli più conosciuti nei circuiti festivalieri, in patria non siano enormi successi al botteghino, Kitano funziona parzialmente anche perchè è un personaggio televisivo, molti detestano i suoi lavori, Akira Kurosawa prima del suo successo critico interazionale era, ma lo è ancora, considerato “poco giapponese” nello spirito, per quanto questo possa sembrare paradossale.Lo Studio Ghibli e Miyazaki rappresentano in questo contesto la classica eccezione che conferma la regola.

Perché allora Pacifc Rim ha avuto così tanto successo in Cina dove in sei settimane ha spazzato tutti raccogliendo più di 112 milioni di dollari? La grande potenza asiatica è ancora relativamente “vergine” in questo settore, se abbondano i film storici in costume, le commedie o i film drammatici, un lavoro come quello di del Toro è, per la massa degli spettatori, una novità cinematografica quasi assoluta, il recente successo di Jurassic Park 3D conferma questa tendenza (2 settimane e 50 milioni di dollari). Mentre nel vicino Giappone, film di mostri e robottoni/mecha (specialmente animati) sono parte fondante della programmazione annuale da molti anni a questa parte.