A due settimane dalla controversa visita del regista Roman Polanski al Gdynia Film Festival, Michal Chacinski, uno degli organizzatori, ha rivelato in un’intervista esclusiva con THR perché gli organizzatori del Festival non hanno voluto pubblicizzare la masterclass di Polanski e la sua visita in Polonia.
“Abbiamo mantenuto la master class e l’intera visita un segreto, semplicemente per evitare una situazione in cui il resto del festival sarebbe stato oscurato.
Anche i membri della giuria, come Christopher Hampton o Agnieszka Holland non avevano idea che la visita era stata preparata. Abbiamo trasformato in una fantastica sorpresa, il giorno finale delle proiezioni del festival”.
Gli spostamenti del regista al di fuori della Francia, dove è protetto dall’estradizione, creano ancora delle controversie, solo quattro anni fa c’è stato ‘l’incidente’ al Zurich Film Festival. Ma secondo la legge polacca la prescrizione sul suo crimine, avvenuto 36 anni fa in America, è da tempo scaduto. Polanski avrebbe dovuto partecipare al Gdynia Film Festival ancora due anni fa, ma i suoi impegni avevano provocato una cancellazione all’ultimo minuto. Poi al Festival di Cannes, il regista e gli organizzatori hanno organizzato la visita di Polanski per l’edizione di quest’anno, approfittando del fatto che la prima proiezione polacca di Venere in pelliccia poteva chiudere il festival polacco
La masterclass di Polanski, moderata dallo stesso Chacinski, ha visto il regista eccezionalmente aperto nel suo intervento con i settanta studenti della Lodz Film School.
“Polanski è stato estremamente aperto con l’idea. Anche se lui odia notoriamente le interviste, ama le situazioni in cui può condividere la sua conoscenza e discutere i problemi pratici del cinema”.
Inizialmente la lezione doveva consistere nella proiezione di una scena di uno dei suoi film, e la sua analisi, ma l’evento si è completamente trasformato quando gli studenti hanno cominciato a chiedergli delle sue scene preferite e di alcune specifiche scene.
“Qualcuno ha chiesto perché, in Rosemary’s Baby, la lama che cade sul pavimento cozza con la punta e rimane in posizione verticale. (La stessa sequenza si ripete in Venere in pelliccia). Polanski ha risposto, ‘Accade otto volte su dieci se il coltello è ben bilanciato. Ed è un’immagine molto più interessante e significativa. Immaginate come la scena sarebbe andata se il coltello cade sul pavimento e scivola via. L’impatto del colpo sarebbe stato minore”.
Parlando dell’importanza della prima immagine in un film, Polanski ha spiegato:
“La prima inquadratura, la prima immagine, ha un significato puramente estetico. Non cercate di raccontarci ancora una storia – avete tutto il resto del film – ma cercate di fare una buona impressione in modo che qualcuno si sentirà in dovere di continuare a guardare”.
Parlando dell’uso dei storyboard, che evita largamente, ha spiegato:
“Se si inizia con uno storyboard, è come se un grande sarto ha fatto un abito meraviglioso su misura e poi ha iniziato a cercare qualcuno per farglielo indossare. Li uso solo per le scene in cui renderanno sicuramente più facile, per la mia squadra, capire quello che voglio”.
Quando deve preparare una scena, Polanski ammette che non inizia mai dalla telecamera ma dagli attori.
“Solo se si sentono molto bene con quello che devono fare è possibile entrare nelle questioni tecniche della scena”.
Raramente il regista usa telecamere a mano, perché pensa che siano uno strumento con cui il regista cresce:
“Penso che le telecamere a mano sono grandi quando siete degli studenti. Ma quando vi laureerete e avrete provato tutti questi concetti [come] gettare la telecamera giù dal terzo piano o girare intorno a un filo, non ne avrete bisogno per raccontare una storia in modo efficace. Potete essere eleganti”.
Inoltre ammette che raramente lascia molto materiale sul pavimento della sala di montaggio.
“Se vi rendete conto al montaggio che una gran parte del materiale non funziona, significa che fin dall’inizio c’era qualcosa di sbagliato con il vostro script. Ma ho le situazioni in cui mi rendo conto che è meglio per un film se tagliato delle scene intere, anche se sono grandi da sé”.
Ad un certo punto Polanski ha descritto come avrebbe girato una scena della masterclass:
“Ha iniziato entrando nella stanza, ci ha mostrato dove avrebbe posizionare la macchina che lo riprende mentre entra, come avrebbe mostrato le reazioni del pubblico, come mi avrebbe mostrato come moderatore, e come le scene sarebbero state tagliate durante tutta la conversazione.
Si potrebbe dire che è stato un sogno che si avvera. Non solo abbiamo Roman Polanski in sala che condivide la sua conoscenza, ci stava digerendo. Per un secondo, siamo diventati una parte del suo film”.
La visita polacca di Polanski ha assunto diversa notorietà anche per il fatto che questa settimana, in America, è stato pubblicato il libro ‘The Girl: A Life in the Shadow of Roman Polanski‘, un resoconto di quanto accadde nel 1977, alla casa hollywoodiana di Jack Nicholson, dove Polanski diede dello champagne e poi drogò Samantha Gailey, in una sessione fotografica di nudo. Il regista fu accusato di stupro e con questo libro, per la prima volta, la vicenda è stata narrata dal punto di vista della vittima, che ora usa il nome da sposata, Samantha Geimer.
Fonte THR