Cinema

Kick-Ass 2: la recensione in anteprima

Pubblicato il 15 agosto 2013 di Marlen Vazzoler

Onorare i padri e le proprie promesse, è questo il tema ricorrente di Kick-Ass 2. Da una parte abbiamo Mindy (Chloe Grace Moretz) che continua la sua lotta contro la malavita per onorare Big Daddy (Nicolas Cage) per mantenere la promessa fatta al padre. Dall’altra parte abbiamo Chris D’Amico (Christopher Mintz-Plasse), che vuole onorare suo padre ucciso con un bazooka da Kick-Ass, che grida vendetta contro il vigilante.
Il secondo capitolo delle avventure di Kick-Ass, questa volta solamente prodotto da Matthew Vaughn e Jane Goldman, è scritto e diretto da Jeff Wadlow (Cry Wolf, Never Back Down) che riesce a creare un film molto divertente, molto ritmato che spesso e volentieri tende a far rimanere lo spettatore col fiato sospeso. Sono due i fumetti di Mark Millar usati questa volta come base per la trama del film, Kick-Ass 2 e Hit Girl, e Wadlov sfrutta sapientemente il materiale per mostrare come le idee di eroismo e villania che ci vengono raccontate nei fumetti sono assurde nella vita reale, dove devi confrontarti con la ripercussione delle tue azioni, che il 90% delle volte non è quello che ti eri immaginato.

Nei primi dieci minuti il film riprende da dove eravamo rimasti, Mindy vive con il detective Marcus (Morris Chestnut) una delle poche persone che conosce la verità su di lei e suo padre Damon. Non ha smesso i panni di Hit Girl, come aveva promesso al suo tutore, anzi ora è lei ad addestrare Dave, a modellarlo per farlo diventare un’arma letale. La piccola e simpatica assassina del primo film, lascia il posto ad un adolescente in crisi d’identità che inizialmente rinuncia di vivere ad una vita normale, perché non ha la minima idea di come fare. E quando nel film scopriamo, cosa ‘normale’ significa per una ragazza della sua età non possiamo fare a meno di inorridire. Le avventure scolastiche di Mindy con le ‘ragazze cattive’ della scuola, mettono ancora più in risalto il carattere sociopatico della protagonista, che per risolvere i suoi problemi fa affidamento alle doti di Hit-Girl. E quando c’è il confronto finale tra lei e Brooke, Mindy non agisce in un modo ‘corretto’, ma non possiamo aspettarci una reazione diversa dal suo personaggio, che si è servita dell’unico compromesso non letale di cui era capace.

Se con Mindy assistiamo ad un evoluzione inversa, da supereroe a ‘semplice adolescente’, con Chris invece vediamo la sua trasformazione apparente in un supercattivo. Combattuto dalla sua impotenza, dalla rabbia e dal senso di colpevolezza, Chris rimane lo stesso dall’inizio fino alla fine del film. Il suo obiettivo è quello di scioccare chi gli sta intorno e di vendicarsi in tutti i modi possibili contro Dave, non fermandosi a niente. Fino a quando la sua guardia del corpo Javier (John Leguizamo) è con lui, a Chris viene continuamente fatto notare come le sue scelte siano razziste e come quello che sta facendo sia sbagliato. Javier riesce a mettere un po’ a frenare questo debole, furioso, patetico, viziato ragazzino ricco di soldi, ma quando anche questo freno viene tolto, la discesa del personaggio è inevitabile, visto che non c’è nessuno che riesce ad aiutarlo a superare quello che ha passato.

Anche Dave (Aaron Taylor-Johnson) si trova in un impasse, da una parte è contento di aver ispirato altri vigilanti ma vuole tornare sulla strada. Incontra il Colonello Stars and Stipes, e gli altri membri della Justice Forever. Ma i membri di questo gruppo, che sembrano in effetti più dei giocatori di LARP che dei vigilanti, non sono dettate dalla giustizia, dalla vendetta, come nel caso di Big Daddy e Hit-Girl contro Frank D’Amico (Mark Strong) nel primo film, ma da ragioni personali.
Tra i personaggi secondari, si distinguono particolarmente la bosybuilder Olga Kurkulina (Mother Russia), uno spettacolo per gli occhi, un personaggio incredibilmente irrealistico che sembra essere uscito da un fumetto, al contrario degli altri personaggi. Buona anche l’interpretazione di Jim Carrey, che riesce ad essere divertente e spaventoso, senza mai esagerare, creando una figura quasi positiva con quel pizzico di umanità che riesce a infondergli.
Come dicevamo il ritmo del film è molto veloce, sembra che buona parte della storia sia stata tagliata all’osso per rendere appieno questo effetto. Wadlow riesce a presentare questa marmaglia di personaggi ricchi di difetti, che non sanno dove andare e che cercano di superare le loro debolezze, la loro ignoranza e il loro odio, travestendosi, cercando di dimenticare se stessi e i loro problemi.

Ma alla fine le conseguenze delle loro azioni, colpirà tutti quanti, in un modo o nell’altro, e dovranno cercare di trovare un modo per affrontarle a testa più o meno alta.

Ricordatevi di rimanere in sala fino alla fine dei titoli di coda.