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In the Flesh, il commento alla miniserie BBC sugli zombie

Pubblicato il 09 luglio 2013 di emanuele.r

C’era un tempo in cui i morti viventi erano tabù per il piccolo schermo, vuoi per motivi “etici”, vuoi per motivi produttivi ed economici. Ma la rivoluzione degli ultimi 15 anni e il grande successo di The Walking Dead ha portato a varie declinazioni degli zombie. In the Flesh, miniserie targata BBC3, è uno degli epigoni migliori.
Subito dopo un attacco di zombie nel villaggio immaginario di Roarton (Lancashire, Inghilterra), l’adolescente Kieren Walker viene “ri-animato” insieme a migliaia di altre persone in precedenza zombi. Dopo un lungo periodo di riabilitazione e di farmaci, gli zombi vengono giudicati se idonei e rimandati indietro alle loro case e famiglie. Ma una frangia di estremisti non è d’accordo.

Creato dall’esordiente Dominic Mitchell, che scrive i 3 episodi diretti da Jonny Campbell, In the Flesh ha uno spunto horror classicissimo che però declina più in chiave fantascientifica, con la rianimazione dei morti, e politica, raccontando la società inglese: una sorta di Warm Bodies filtrato da Survivors.
Fondamentale infatti per la comprensione della miniserie il contesto e l’ambientazione: il villaggio che per quanto immaginario ha una collocazione precisa è un luogo ideale per raccontare cosa cova dentro la grande cultura inglese, quali sono i valori più profondi che la civilizzazione e la modernità nascondono. Mitchell rende questa atipica storia di zombie un pretesto, curioso ma non geniale, per mettere in scena i nodi scomodi del proprio paese: il militarismo patriottico, la coscienza di classe spesso repressa, la chiesa e il pensiero dominante come covo di ottusità pervasive, il progressismo come elemento di disturbo allo status quo.

Mitchell sceglie la strada della miniserie con intelligenza, comprimendo gli eventi quel tanto da renderli appassionanti e incessanti, ma in 3 ore sa come descrivere i personaggi e declinare i temi e le riflessioni: In the Flesh risulta così un prodotto vincente, con qualche notazione già visto e attori non sempre travolgenti, ma anche con uno script che piazza colpi di scena e tensione e una regia di alto profilo, come sempre per BBC.

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