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Comic-Con 2013: Presentati i primi 10 minuti di The Zero Theorem, il film di Terry Gilliam

Pubblicato il 19 luglio 2013 di Filippo Magnifico

Terry Gilliam non è riuscito ad arrivare a San Diego, ma The Zero Theorem, la sua ultima fatica, sì. Un progetto che questo regista aveva in mente da molto tempo e che finalmente ha visto la luce, dopo ritardi vari e cambi di cast.

Il regista di cult movie come Brazil e L’Esercito delle Dodici Scimmie ha deciso ancora una volta di raccontare una storia ambientata in un futuro stilizzato e dal retrogusto Orwelliano, che ha come protagonista Christoph Waltz, attore lanciato da Quentin Tarantino, che interpreta un genio del computer impegnato con una ricerca particolarmente delicata: trovare la vera ragione dell’esistenza.

Ben dieci minuti di questa pellicola. Sono stati mostrati durante l’edizione 2013 del Comic-Con. Qui sotto trovate la descrizione del materiale proiettato:

Il film si apre con un buco nero che ruota tranquillamente nello spazio. Entra subito in scena il personaggio di Waltz, Qohen Leth, seduto nudo alla sua scrivania. La stanza è scura… Quasi vittoriana. Qohen è un fantasma bianco, calvo… E immobile. Il suo telefono comincia a squillare. Lui lo ignora. Continua a squillare, squillare, squillare, fino a quando non afferra la cornetta e si esibisce in un paranoico: “Pronto?”. Non possiamo sentire la voce dall’altro capo del telefono, ma sembra che si tratti di qualcuno che vende qualcosa. Qohen riattacca e riprende a lavorare. Dopo poco il telefono squilla di nuovo. E di nuovo lui sospira “Pronto?”. Questa volta viene accolto con silenzio. Riattacca.

“Un altro giorno, un altro giorno” dice.

Si alza, si avvicina ad un lavandino e comincia a lavarsi i denti. Comincia a vestirsi. Indossa i vestiti e si avvicina alla porta. Si infila la giacca e comincia a sbloccare una serie di serrature… due, tre, quattro, fino a quando non è fuori. Fuori è un luogo rumoroso, luminoso, ricco di distrazioni. Qohen non sembra sentirsi a suo agio lì. Si volta per chiuderla porta. Un barbone seduto lì vicino gli urla “Vattene! Vattene!”. Il mondo lì fuori è una serie di display digitali e graffiti. Lui si fa strada goffamente schivando la vita… Prima una donna con una scopa, poi una serie di piccole automobili. Per tutto questo tempo bacheche digitali cercano di attrarre la sua attenzione. Una di queste dice che “La chiesa di Batman Il Redentore ha bisogno di te!”. Lui si ferma subito e si copre gli occhi con le mani, cercando inutilmente di bloccare tutto questo. Subito dopo si sente una voce…

“Viviamo in un mondo caotico, confuso. Cosa cerchiamo? Cosa amiamo? Cosa ci da gioia?”

La voce è di una presentazione della Mancome, l’azienda per cui Qohen lavora. Nele vicinanze c’è un manifesto molto alto che mostra un severo Matt Damon e riporta la scritta: Management. Tutto è sotto controllo. Subito dopo Qohen si trova in questa postazione di lavoro, un cubo futuristico al tempo stesso fantastico e privo di ogni senso. Il suo lavoro consiste nel prendere un tubo che gli viene passato da delle mani attraverso una feritoia e nel metterlo all’interno di una macchina, che viene azionata tramite dei controlli che ricordano quelli dei videogame. Questo ciclo si ripete infinite volte. Sopra di lui c’è una telecamera con un cartello che recita “Mancome ti sta osservando”.

Subito dopo Qohen riceve la visita di Joby (David Thewlis), un suo supervisore. Joby rimane lì e prende nota mentre Qohen continua a lavorare. Qohen spiega a Joby che deve allontanarsi presto per andare dal medico ma Joby gli consiglia di cancellare l’appuntamento per non influire sulla produttività, che ne risentirebbe in maniera negativa se “il migliore” non fosse lì sul posto. Qohen gli ricorda che lui stesso aveva approvato la visita. A malincuore Joby concede il permesso.

Alla clinica, presumibilmente sempre all’interno della Mancome, Qohen si ritrova steso su di un lettino posto nel centro di una stanza, tre dottori discutono seduti ad un tavolo poco distante da lui. Quando gli viene chiesto quale sia il suo problema, Qohen risponde “Stiamo Morendo”. I medici sostengono che non c’è solo uno di lui e che in effetti non sta morendo. Uno dei dottori si avvicina a Qohen e comincia a puntargli delle luci sulla testa, mentre i suoi colleghi continuano ad argomentare a proposito della vita. Uno di loro alla fine dice: “Si potrebbe dire che la vita è un virus che infetta la nostra forma perfetta… Che è la morte”.

A giudicare da questa descrizione, Terry Gilliam sembra essere tornato a quelle atmosfere che tanto hanno fatto la sua fortuna e che hanno dato vita a grandi opere come Brazil. The Zero Theorem arriverà nelle sale italiane il prossimo dicembre. Nel cast ci sono anche David Thewlis, Tilda Swinton, Peter Stormare, Melanie Thierry e Sanjeev Bhaskar.

Fonte: ComingSoon, Empire