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Arrested Development, il commento della 4^ stagione

Pubblicato il 24 luglio 2013 di emanuele.r

Morto su Fox dopo 3 stagioni, Arrested Development è uno dei rari casi di resurrezione su piccolo schermo. In questo caso ancora più curiosa se si pensa che da un network, la comedy di Mitchell Hurwitz è passata da un network a un portale di video on demand come Netflix. Il ritorno della serie con la 4^ stagione è il modo di abbracciare dei vecchi amici, e anche di capire come sono invecchiati.
La 4^ stagione segue una curiosa linea antologica: ogni episodio è dedicato a un personaggio diverso della numerosa e bizzarra famiglia Bluth, con il filo conduttore del ritorno di Michael dopo anni di lontananza, chiamato ancora una volta a sistemare i casini familiari, stavolta riguardanti il fallimento delle aziende di famiglia.

Hurwitz stavolta si prende il controllo totale, scrive (non da solo) e dirige assieme a Troy Miller tutti i 15 episodi che Netflix ha messo a disposizione contemporaneamente ai propri utenti, cercando di dare più respiro alle storie senza per questo tradire lo spirito della serie.
L’apertura è sicuramente d’impatto, con Seth Rogen e Kristen Wiig nei panni dei coniugi Bluth da giovani, e il principale compito di questo ritorno di Arrested Development è quello di far tornare all’ovile gli spettatori – non abbondanti ma calorosi – che dal 2006 piangevano la scomparsa dello show. Stando al successo e alla possibilità di una 5^ stagione l’obiettivo è raggiunto: i personaggi bizzarri e completamente fuori di testa all’interno di un rispettabilissimo contesto borghese funzionano e le gag sono spesso folgoranti (come quella dell’aereo nella première). Quello che blocca la serie, almeno nei primi episodi, è proprio il passato, non solo perché Hurwitz e soci dovevano recuperare la mano con un certo tipo di humour, ma anche per ché riavvolgere continuamente i fili della narrazione per riportarla ad anni prima blocca il racconta e la vis comica.

Detto questo, Arrested Development è ancora una comedy dall’intelligenza sopraffina, dalla regia evoluta e con un cast davvero strepitoso, capitanato da un Jason Bateman semplicemente perfetto. Nonostante le difficoltà, i Bluth restano la famiglia che non possiamo non detestare mentre ne godiamo le gesta nefande. Lunga vita ad Arrested Development.

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