Ammettiamolo: intorno alla versione italiana di In Treatment c’era più di un dubbio. Soprattutto perché adattare per il pubblico e la realtà tv italiana la serie HBO (a sua volta remake di una serie israeliana) poteva essere un salto nel vuoto prossimo al ridicolo. E invece la serie prodotta e trasmessa da SkyCinema finisce per essere una rivelazione assoluta.
La serie segue le sedute psicoterapeutiche del dottor Giovanni Mari, che riceve nel suo studio dal lunedì al giovedì pazienti dalle diverse problematiche. Il venerdì diventa lui stesso paziente, sottoponendosi a sedute con l’amica e mentore Anna, per fronteggiare la sua difficile situazione familiare. I pazienti sono Sara, donna dalla vita sentimentale tormentata, invaghita di Giovanni; Dario, carabiniere sotto copertura coinvolto in una difficile indagine su una pericolosa organizzazione criminale; Alice, giovane studentessa e ballerina che ha tentato il suicidio; Lea e Pietro, in piena crisi coniugale con l’arrivo di un nuovo figlio.
35 episodi scritti da Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, Alessandro Fabbri, Ilaria Bernardini e Giacomo Durzi sugli originali di Hagai Levi e diretti da Saverio Costanzo che attraverso un preciso lavoro di preparazione sanno rendere questo dramma dell’anima un prodotto straordinario e, per gli standard italiani, praticamente rivoluzionario.
Certo è un remake fedele, tanto nelle sceneggiature quanto nell’impostazione e nelle regie, ma il lavoro di trasposizione è notevole, perché sa entrare nella realtà – televisiva e umana – del nostro paese senza rendere le storie e i temi più comuni, senza avvicinarli al gusto corrivo del pubblico medio, non prendendo mai la strada del racconto “sentimentale” che pure il format (mezz’ora al giorno) potrebbe rendere immediato. In Treatment lavora di fino con la scrittura, con lo scavo dei personaggi e con la regia che Costanzo sa elaborare in modo convincente anche all’interno della gabbia del piano controcampo: già dalla partenza, con un piano d’ascolto di Giovanni sul pianto di Sara, si nota come la necessità di raccontare le anime e le menti più che i cuori o gli eventi abbia reso il lavoro registico tanto più efficace.
Come nelle due versione precedenti, In Treatment è un saggio molto acuto sul senso delle relazioni dell’umanità contemporanea ma anche una riflessione linguistica sugli elementi di un prodotto audiovisivo, sull’essenza della sceneggiatura, della regia e sull’importanza degli attori, qui fondamentali: Sergio Castellitto è uno di quegli attori che potrebbe rendere un tour de force del genere una passeggiata, ma i comprimari non perdono quasi un colpo. Se Licia Maglietta è l’unica a volte a sembrare fuori tono, Barbora Bobulova e Adriano Giannini convincono, Guido Caprino e Irene Casagrande sono due impreviste sorprese e Kasia Smutniak regala la migliore interpretazione della sua carriera. La ciliegina su una torta talmente buona, che solo una pay tv come Sky poteva sfornarla. Non per tutti gusti, ma obbligatoria per chi non ha paura di guardare in se stesso.
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