Le grida dei personaggi mentre vengono sottoposti ad atti grotteschi di dismembramento e tortura e il rumore delle sedie che si chiudono, quando si alza qualcuno, sono stati alcuni dei suoni più ricordati da alcuni giornalisti durante la proiezione per la stampa di Solo Dio Perdona.
La violenza è uno dei temi forti del film, e per Refn non si tratta d’altro che d’arte.
“Beh, l’arte è un atto di violenza. Si tratta di penetrazione, di parlare al nostro subconscio e al nostro umore a diversi livelli. È una domanda difficile a cui rispondere, perché in realtà non penso molto a quello che faccio, mi avvicino alle cose come un pornografo: si tratta di quello che mi eccita. Certe cose mi eccitano più di altre e non riesco a reprimere quel bisogno ed è così che di solito finisce.
Non mi considero un uomo molto violento, vorrei morire se qualcuno mi guardasse in malo modo. Ma sicuramente ho un feticcio per le emozioni violente e le immagini violente e non riesco proprio a spiegare da dove venga, ma credo che attraverso l’arte, sia un modo per esorcizzare certe cose in voi e per uno spettatore, è il contrario. Non dobbiamo dimenticare che gli esseri umani quando sono stati creati erano molto violenti, il nostro corpo è creato per la violenza, per lo più in base alle nostre esigenze istintive per la sopravvivenza, ma nel corso degli anni la nostra fisicità non ha più bisogno della violenza, ma abbiamo ancora la voglia quando siamo nati – perché questo è un atto violento – così abbiamo ancora un bisogno più mentale e spirituale per questo lo esorcizziamo quando guardiamo [queste immagini]”.
Refn spiega di essersi trovato in una fase esistenzialista mentre stava scrivendo lo script del film, in cui si sentiva perennemente arrabbiato.
“Ero in una fase esistenzialista, piena di guai. Ero sempre arrabbiato e non sapevo come incanalarla. In quei momenti, ti rivolgi a Dio. Questo è stato il momento in cui ho avuto l’idea di un uomo che pensa di essere Dio e del rapporto tra una madre che divora tutto e suo figlio. Il film che ho fatto è sui concetti di spiritualità e misticismo”.
Kristin Scott Thomas ha spiegato che quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura:
“Quello che mi ha affascinato è stato lavorare con Nicolas. Quando ho visto Bronson prima di incontrarlo, ho pensato che fosse proprio la cosa più bella. Ed è stato un film incredibilmente commovente su alcuni atti molto violenti, ma c’era qualcosa di profondamente emotivo e inquietante, che mi piaceva enormemente. Quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura ero entusiasta di interpretare qualcuno così lontano dalle alte classi che gli inglesi sembra che amino vedermi interpretare. E man mano che veniva sviluppato, il personaggio diventava sempre più spregevole. Non mi piace per niente vedere dei film con questo tipo di violenza”.
Qui, potete leggere un commento a caldo sul film.
Only God Forgives racconta la storia di Julian (Gosling), l’uomo vive in esilio a Bangkok dove gestisce un club di boxe thailandese come fronte per le operazioni di contrabbando di droga, della famiglia. Quando il fratello di Julian, Billy viene ucciso, la loro madre, Jenna (Kristin Scott Thomas), arriva in città. Vuole vendetta e obbliga Julian a trovare l’assassino. I contatti di Julian nel mondo criminale lo portano direttamente all’Angelo della Vendetta, un poliziotto in pensione che sa tutto e che è al tempo stesso giudice e punitore. Jenna chiede a Julian di uccidere L’angelo della vendetta, un atto che gli costerà caro. Il film farà il suo ingresso nelle sale italiane il 23 maggio, distribuito da 01 Distribution.