Primo film alle 8 e 30 del mattino, ultimo alle 10 di sera. Nel mezzo film, interviste, mail e scrittura di pezzi. Si mangia male e poco. Insomma, è un bel lavoro fare il critico o il giornalista di cinema, ma comunque si porta in dote la sua dote di stress e fatica durante un Festival, soprattutto quando poi piove come è successo durante la prima settimana di questo Cannes. Ma non c’è solo questo. A Cannes ci sono anche le file. Spesso bisogna mettersi in coda anche un’ora prima dell’inizio di una proiezione, senza neanche avere la certezza di entrare (e difatti chi scrive ha mancato già due proiezioni nonostante fosse uno dei primi ad attendere con l’accredito blu, un accredito non buonissimo, ma migliore del giallo o dei professional). Quantomeno mentre si sta in fila si chiacchiera sia di cinema (“Che film hai visto?” è lo slogan del festival) che si raccontano storie su chi ha fatto cosa, quando e come. Ecco alcune delle storie viste in prima persona o raccontate durante le file di Cannes.
Storie vere accadute a Cannes in questi giorni
Sono in fila per i fratelli Coen assieme a due miei colleghe italiane. Mancano 45 minuti. Tutto fermo. Davanti a noi c’è un nutrito ed eterogeneo gruppo di colleghi francesi che chiacchierano fra di loro. Sembrano amici. C’è un uomo barbuto che sembra Obelix, un paio di signore che sono già in tiro per qualche festa serale, un paio di ragazzi con la camicia a quadri, una ragazza incinta, un uomo con i pantaloni di una tuta (per alcuni Cannes non significa glamour) e una ragazzina che sembra la figlia di uno di loro e che probabilmente ha l’accredito stampa grazie al papà o alla mamma giornalista. Inizia a piovere. Si aprono gli ombrelli. Nel frattempo chi ha l’accredito “divinità” ovvero il bianco viene lasciato entrare in sala. Una delle mie colleghe si guarda intorno e decide che è il momento per una buona azione. Fa mezzo passo in avanti, allunga la mano e tocca la spalla di una delle francesi davanti a noi. “Penso che lei possa andare direttamente all’entrata e saltare la fila, nessuno le farà problemi visto che è incinta”. “Non sono incinta” è la risposta.
La nostra collega fa mezzo passo indietro, congelata. Cerca nascondiglio dietro di noi che però siamo accovacciati in preda a spasmi da risata. Siamo rimasti un’altra mezz’ora in coda dietro quella donna e non ci faceva ridere solo il ricordo della scena, ma anche le facce degli amici della donna “non” incinta. Volevano ridere, ma era chiaro che non potevano e così si guardavano intorno, nascondevano il viso sbuffando risate malcelate. Scena epica che è valsa la fila di un film che alla fine si è visto solo il giorno dopo.
Altra fila, altra compagnia. Sono assieme ad un distributore. Ha un film in uscita in Italia la prossima settimana. È il primo film che mai distribuisce. Gli arriva una chiamata. Si arrabbia, chiede chiarimenti, capisco che c’è il rischio che debba tornare in Italia di corsa per firmare dei documenti. Quando finisce la chiamata gli chiedo chiarimenti. “Per finire e ottenere il visto dalla censura manca un documento e se non lo si fornisce rischiamo di non uscire in sala”. “Che documento manca?” “Quello che assicura che durante la lavorazione del film non è stato maltrattato nessun animale, per fortuna forse riusciamo a mandarlo via fax”. Dove è il paradosso di questa storia? Beh, il film a cui manca questo documento è un cartone animato. Certe cose viene da pensare che possano accadere solo in Italia.
Dialogo ascoltato in fila davanti a me tra due giornalisti francesi.
-Mi hanno detto dal giornale di fare un’intervista con un’attrice che sta qui a Cannes, una non troppo conosciuta, ma che sembra sia interessante. Il problema è che il suo film è già passato sia ieri che stamattina, sabato e non lo rifanno più. E così quando prima ho mandato una mail di richiesta intervista all’ufficio stampa ho detto sì, scusatemi, è una richiesta last minute, ma vorrei intervistare l’attrice del vostro film che per fortuna ho già visto. Dovevo dire una bugia sennò non me la fanno intervistare, tanto gli uffici stampa quando mai se ne accorgono….
-Di che film parli?
-Dell’inglese alla Settimana della Critica.
-Ma non è il prossimo venerdì? Mi sembrava che fosse il prossimo venerdì e non quello appena passato. Lo devo anche recensire…
(attimi di panico nello sguardo del primo interlocutore che, di corsa apre il programma, riguarda bene le date e scorpre)
-Merde!
A QUESTO LINK il capitolo 1 del Diario da Cannes.
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Anche quest’anno ScreenWeek è al Festival di Cannes per raccontarvi tutto il cinema d’autore e gli eventi della Croisette in diretta: trovate tutta la copertura nella nostraSezione Speciale.