La solita storia bacchettona legata alla tv italica. Che forse troppo abituata a carabinieri all’acqua di rose, santi eroici e preti detective ha difficoltà a rapportarsi con linguaggi e immaginari estranei. Così, quando giovedì scorso Rai4 trasmette le prime puntate in chiaro di Il trono di spade, Luca Borgomeo dell’AIART (associazione degli spettatori di ispirazione cattolica) insorge: “Il programma è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione. E’ tollerabile che la RAI, servizio pubblico, alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani?”.
Un attacco che prosegue con toni minatori davvero inaccettabili in un paese civile a cui risponde il direttore della rete, Carlo Freccero: “Su questa serie ci sono decine di pubblicazioni e corsi di filosofia nelle università americane, come si fa a definirla pornografica? Borgomeo mi odia perché faccio una televisione libera e non talebana. Ma io lo perdono, e prego per lui. Quando sento queste cose capisco il dramma delle persone condannate dai fondamentalisti”. Una polemica odiosa, che sottolinea l’abisso culturale che separa l’Italia dal mondo anglo-sassone e l’influenza censoria di determinati ambienti: tanto più che la serie va in onda col bollino rosso e censurata dalle scene più scabrose che vanno in onda nelle repliche notturne. Si uscirà mai dalle maglie di un’ideologia culturale, e anche religiosa, che vorrebbe censurare tutto, come dimostra la denuncia di un sacerdote contro Le streghe di Salem di Rob Zombie?
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