L’hanno definito spin off, ma in realtà Major Crimes è un sequel a tutti gli effetti, a cui si è voluto semplicemente cambiare nome. Prima infatti era The Closer, la serie gialla che ha fatto vincere a Kyra Sedgwick un Globe e un Emmy: al posto dell’attrice ora c’è Mary McDonnell che avevamo già conosciuto nelle ultime stagioni della serie madre e che qui diventa protagonista uguale e opposta di una serie che passata su Premium Crime aspetta la messa in onda in chiaro su Rete 4.
Sharon Raydor, capitano della Major Crimes, una divisione del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, ha il compito di guidare i suoi uomini lungo la linea del dovere e della giustizia. Un’impresa diventata difficile da quando la detective Brenda Leigh Johnson ha lasciato il distretto, rendendo più evidente la poca stima e fiducia che la squadra nutre nei confronti di Raydor, per quelle accuse mosse in passato contro la divisione e il precedente capitano. A soffrire è soprattutto Provenza, il quale non intende prendere ordini da una donna che non lo conosce.
Creato come The Closer da James Duff, Michael Robin e Greer Shepard, Major Crimes è un poliziesco giallo molto classico che, con personaggi già ampiamente collaudati, si diverte ad adattare lo schema a una formula un po’ diversa: più thriller e più legal drama.
Il thriller si nota dalle trame, qua e là vicine a certi episodi di NCIS, ma è soprattutto il registro giudiziario quello che salta all’occhio: centrando il plot sul cambio delle regole per patteggiare al distretto, la serie si avvale della competenza di Raydor, che proviene dalla disciplinare, non per far confessare sotto interrogatorio – come il capitano Johnson faceva da par suo – ma per arrivare ad accordi legali il più soddisfacenti possibile, mettendo in scena le beghe tra avvocati. Niente di lontanamente paragonabile a Law & Order o The Practice, cambia solo il finale degli episodi. E cambia ma non troppo il personaggio principale: se Johnson era frenetica, pasticciona, golosa (il cassetto con le caramelle è rimasto al suo posto), invadente e acuta, Raydor è la tipica rappresentante degli affari interni, ossia più subdola, osservatrice, anche melliflua volendo, di cui non solo i detective, ma anche lo spettatore non riesce a fidarsi del tutto. Ma le modalità in cui agiscono restano le stesse.
Fare di un personaggio del genere la protagonista di una serie è impresa ardua, specie se non si ha a che fare con uno show scorretto come The Shield, e infatti il personaggio cambia e si smussa, anche con l’arrivo di un testimone adolescente legato all’ultima stagione di The Closer: merito va a McDonnell, che con un personaggio non proprio prezioso fa il massimo. E rende Major Crimes una serie assolutamente godibile per chi non voleva la fine della serie precedente, un po’ meno per chi cerca novità o idee originali.
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