Attualità

Diario da Cannes: Capitolo 2 – Notte sulla Croisette

Pubblicato il 17 maggio 2013 di Andrea D'Addio

Divertiti a Cannes”- È questo lo slogan che si riceve da tutti gli iamici e conoscenti quando li incontri qualche giorno prima di partire per la Croisette o che ti scrivono durante il Festival e quando gli dici che non hai tempo e che gli risponderai meglio quando tornerai alla tua vita normale, chiudono immancabilmente la conversazione con questo incoraggiamento. Poche volte viene da chiedersi che, i giornalisti, soprattutto quelli freelance che devono cercare di piazzare più pezzi possibili per rientrare dell’investimento (volo, casa, mangiare) fatto, di tempo a disposizione per divertirsi davvero ne hanno poco.
Questo è il ragionamento che mi ha fatto ieri uno dei miei migliori amici, oltre che collega. Ed è tutto giusto, è tutto logico, eppure manca di un dettaglio: quando ti piace il lavoro che fai, farlo è anche divertente. È così almeno per me.

Da qualche anno scrivo con regolarità per vari femminili italiani, ma solo ultimamente alcuni uffici stampa sembrano essersene accorti. E così da qualche giorno (ed ammetto che è bello) vengo chiamato, invitato, quasi corteggiato ogni tanto ad andare a qualche evento fashion con la speranza (non detta, ma palese) che poi ne possa scrivere da qualche parte. Purtroppo per loro non sono un tipo iperfashion. Mi piace vestirmi mediamente bene, ma senza esagerare. E, soprattutto, visto che esco di casa alle sette e mezzo del mattino per mettermi in fila per il primo film delle otto e mezzo e che torno a casa solo a mezzanotte, non ho il tempo per cambiarmi e mettermi in tiro quando alle dieci raggiungo questo tipo di eventi.

Ieri sera ero in uno di questi eventi quando l’ufficio stampa mi invita a sedermi accanto a lei e al suo gruppo di amici e amiche. Tra di loro un paio di modelle, bellissime logicamente. Chiacchiero con tutti, ma in particolare con loro visto che mi stanno accanto. Sono simpatiche, una di loro è mezza italiana e mezza olandese. È logico che le direi che è bellissima se solo pensassi che non lo sapesse già e che abbia bisogno di un po’ di autostima e così, semplicemente per cercare di metterla a suo agio, o forse, meglio essere onesti, per mettere me stesso a mio agio, nonostante fossi vestito con giacca, camicia e scarpe eleganti (ma jeans chiari) le dico “mi dispiace non essere così fashion come voi, è che sono uscito stamattina, circa quattordici ore fa e dovevo stare prima di tutto comodo vista la pioggia e i giri di intervista che mi sarebbero toccati”. Era un modo per farle dire “No, ma stai benissimo lo stesso” o qualcosa del genere. La risposta? “Non ti preoccupare, la moda non è importante”. Non penso che avrebbe potuto dire qualcosa di più adatto per gelarmi i polpacci.

Quest’anno l’Algida (che come tutti ormai sappiamo ha un nome diverso in ogni paese) ha deciso di allestire una vera e propria terrazza Magnum sul lungomare. C’è il ristorante, c’è il dancefloor, ci sono le sdraio e tutto il resto, ma per renderla davvero Magnum si è pensato di dedicare lo spazio centrale della terrazza ad una gelateria sui generis. Dietro al bancone una ragazza. Puoi scegliere qualsiasi Magnum. Lei lo scarta, lo mette in una vaschetta di carta e ti chiede cosa ci vuoi sopra, sia in termini di cioccolata sciolta (bianca, al latte o fondente) che di condimento (briciole di meringa, mandorle, smarties, ecc), proprio come se fosse un Frozen Yogurt. Ne ho preso uno e da allora sono a posto per una settimana.

Anche i grandi marchi di alcolici hanno i propri spazi in cui promuovere i propri prodotti. E così se al Grey Goose ogni cocktail è a base di Vodka, alla terrazza Martini c’è logicamente sempre Martini. All’entrata di entrambi ti vengono dati una serie di cartoncini per le consumare gratuitamente. Se non ce l’hai il prezzo per un drink va dai 18 ai 25 euro. Tanto, eppure son sempre tutti abbastanza brilli.

Ogni film in concorso ha il suo party ufficiale così’ come qualcosa viene sempre organizzato dalle cinematografie di ogni paese presente con il proprio pavillon. Purtroppo per i giornalisti normalmente a queste feste vengono invitati produttori e gente che lavora al mercato, insomma, possibili investitori, o come è forse è più corretto dire, gente che potrebbe aver voglia di aprire il portafoglio per qualche progetto. Del resto, come una volta scrisse Mario Fortunato nel biografico e bellissimo Quelli che ami non muoiono del 2008 mentre raccontava di come si fossero creati gruppi di conversazione durante una festa. “E poi, come sempre accade quando ci si ritrova tra poeti e scrittori, si finì con il parlare di soldi” (forse la citazione non è letterale, non ho modo di controllare, ma il senso era quello).

A QUESTO LINK il capitolo 1 del Diario da Cannes.

Anche quest’anno ScreenWeek è al Festival di Cannes per raccontarvi tutto il cinema d’autore e gli eventi della Croisette in diretta: trovate tutta la copertura nella nostraSezione Speciale.