Attualità

Diario da Cannes: Capitolo 1 – Pioggia battente e le prime rivolte dei giornalisti

Pubblicato il 16 maggio 2013 di Andrea D'Addio

La prima rivolta dei giornalisti arriva già il secondo giorno. Alle 11 del mattino è prevista la proiezione stampa del film di Sofia Coppola, The Bling Ring. La sala è la Debussy, grande, ma non quanto quel Grand Théâtre Lumière in cui normalmente vengono proiettati i film di maggiore richiamo. E difatti molti giornalisti rimangono fuori. Ci sono quattro categorie di badge a Cannes. Dall’alto verso il basso sono bianco, rosa, azzurro e giallo. Se è vero che per i gialli è sempre un terno a lotto, file che durano anche un’ora per poi vedersi rimbalzare dall’esigenza di rispettare le priorità (che vengono spesso assegnate in maniera molto discutibile), normalmente per gli azzurri, e ancora di più per i rosa, non ci sono mai grossi problemi. Ed invece questa volta è stata data priorità a gente con inviti speciali, ospiti o della produzione del film o del festival stesso che sono passati davanti a tutti. Il risultato? Grida, buu, fischi e tanta irritazione per chi è rimasto anche un’ora in fila, ma che si è visto saltato da chi è arrivato all’ultimo con un invito che, normalmente, è all’ultimo posto nella scala delle priorità.

Qualche minuto dopo la chiusura dei cancelli, molti di quei giornalisti rimasti fuori si sono recati nella sala stampa. “Almeno nel frattempo lavoriamo”. Tempo mezz’ora e, improvvisamente, tutti i computer si spengono. Blackout. Dura pochi secondi, ma tanto basta a fare perdere il lavoro di quanti stavano impaginando un pezzo online o non hanno il salvataggio automatico dei documenti durante la loro redazione. Attimi di panico, ma nessuno fiata. Si riaccendono i computer e ci si rimette al lavoro.

Tempo cinque minuti e il blackout si ripete. Dal fondo della sala parte, logicamente in italiano, un bel bestemmione. Germano Mosconi dall’alto dei cieli ringrazia per la citazione.

Piove, piove moltissimo e ininterrottamente da due giorni ed altrettanto è previsto per i prossimi sette giorni. E così, nonostante in centro Africa la pioggia si presenti con la stessa frequenza con cui, la scorsa legislatura, Gabriella Carlucci si presentava in parlamento, ad ogni angolo di Cannes c’è almeno un grande e grosso ragazzo di colore che vende ombrelli. Il prezzo viene definito dal bisogno, e così, nonostante la qualità sia palesemente bassa, ecco che, nella contrattazione, si parte dai 15 euro che propongono loro. Ieri sera abbiamo assistito a questo (assolutamente vero!) paradossale dialogo tra un venditore ed un collega siciliano (che contrattava a nome di una sua amica milanese)

-15 euro
-no, troppo facciamo 8
-10 euro
-no, troppo facciamo 7
-facciamo allora 7,50
-ti offro 3
-7
-Ok, 7

Ombrello comprato. Il siciliano a questo punto si lascia andare ad una battuta rivolto alla collega che ha appena pagato. “Lo sai che questo ombrello ha un’autonomia di 5 minuti e 40 secondi?”. Si sbagliava. Passano trenta secondi, neanche il tempo di attraversare la strada, ed una folata di vento stacca il manico lasciando l’ombrello volare via in alto come un aquilone per qualche secondo.

Sulla Croisette ciò che si nota di più quest’anno è l’assenza di poster di film. Ce ne sono solo un paio di World War Z con Brad Pitt, un paio di pupazzi di Monsters University. e poco altro. Potrebbe essere la pioggia e la voglia di non sprecare soldi per qualcosa che non svetterebbe mai sulla skyline cittadina, ma anche la crisi e l’abbassamento generale delle spese di promozione per i film potrebbero aver contribuito. Solo una cosa non scende mai ed è il prezzo dei panini nella zona del mercato: almeno 6 euro per un pò di prosciutto e mozzarella. È comunque la cosa più economica e molti alla fine soccombono sperando che qualcuno più prima che poi, si faccia vedere con il panino portato da casa e sdogani questa tanta voglia di apparire ricchi e fichetti che, data la situazione generale, è chiaramente più una facciata che altro. A Cannes, come altrove.