Il 4 aprile del 1978 alle 18,45 su Rai Due è stato trasmesso il primo episodio della serie animata di Goldrake. Trentacinque anni dopo, il 4 aprile del 2013 al cinema Edera di Treviso, Mirko Sernagiotto ha deciso di ricordare l’evento con la proiezione dei primi due episodi della serie animata della TOEI, accompagnati da un approfondimento su alcuni dei temi che hanno caratterizzato questa serie animata giapponese. Alla discussione, moderata da Elisa Carrer, hanno partecipato: Alessandro Montosi autore del libro Ufo Robot Goldrake: Storia di un eroe dell’Italia degli anni ottanta; Massimo Perissinotto, vicepresidente dell’Associazione Treviso Comic Book Festival e il special guest Ottodix.
Il progetto iniziale, spiega Sernagiotto, doveva essere una mostra dedicata al fenomeno dei robottoni in Italia, a Padova, che doveva essere legata alla storia del Giappone. Per motivi economici non è stata realizzata, ed è stato in seguito deciso di realizzare una serata dedicata a Goldrake, al cinema Edera, uno dei principali cinema italiani per la qualità delle proiezioni. Sernagiotto spiega che con questa serata hanno voluto sottolineare l’aspetto culturale del fenomeno Goldrake, ovvero l’aspetto sociologico in Italia, e la carica culturale giapponese che la serie contiene, spiegando come è nata questa serie di Go Nagai, che ha avuto un successo incredibile in Giappone, Francia, Italia e anche in Egitto.
“Cos’è che ci ricordiamo? La figura del robottone, che non è altro che un vestito da parata di un samurai giapponese, stilizzata con un design tipico degli anni settanta. Quando vedrete il robot, pensate ad una trasposizione metallica, di un samurai dell’epoca. Ricordiamo che Goldrake venne realizzato nel 1975, in Giappone che stava attraversando una fase molto complessa della propria storia. Trent’anni prima c’era stata la seconda guerra mondiale, con le bombe di Hiroshima e Nagasaki, l’imperatore Hirohito aveva fatto quella famosa dichiarazione in cui diceva che non era più il dio in terra, scardinando 3000 anni di storia, e il Giappone stava diventando una potentissima potenza economica, con tutti quanti gli aspetti positivi e negativi che questo ha comportato”.
L’intervento di Montosi è stato incentrato soprattutto sulla figura di Go Nagai e sul perché il personaggio di Goldrake, continua ancora oggi ad offrire molti spunti d’interesse.
“Una delle prime cose che colpisce, è che il fumetto originale di Goldrake, realizzato da Go Nagai, che arriva in Italia nel 1998, vent’anni dopo. Di Goldrake esiste in particolare un secondo fumetto, più adulto, che in Italia arriva tra il 2007 e il 2008, trent’anni dopo rispetto la prima puntata. Ancora oggi, questa serie non è stata del tutto approfondita, ci sono alcuni punti che purtroppo sono rimasti ancora oscuri, a causa della morte di alcune persone a cui hanno lavorato, e di alcune persone che hanno lavorato alla versione italiana. Una delle cose importanti che bisogna dire, è che questo cartone arriva in Italia non per volontà dei giapponesi, che l’avevano realizzato per il mercato interno.
Un produttore francese che aveva visto Goldrake in Giappone e gli era piaciuto, ha poi stretto un accordo con la TOEI, e l’ha portato in Francia tra il ’77 e il ’78. In Francia, appena la direttrice per il programma per ragazzi lo vede, dice che finché vivrà non lo trasmetterà mai, così il cartone in Francia rimane fermo. Nel frattempo la responsabile della Rai di allora, che si occupava del reparto dei programmi per ragazzi, lo vede e ne rimane entusiasta, lo propone alla Rai, che decide di accettare e lo manda in onda il 4 aprile del ’78 su Rai Due.
La prima puntata era molto particolare, perché nel primo doppiaggio italiano Goldrake non veniva detti i nomi delle armi. Questa è una cosa che magari può spiazzare, per chi non lo vede da tempo, ma nella prima puntata, dato che i doppiatori non sapevano cosa fare, nessuno gli aveva detto niente, [non gli avevano dato le traduzioni]. Ma pian piano hanno acquisttno confidenza, e hanno fatto diventare la serie quel mito che noi conosciamo”.
“Goldrake vive tra televisione e cinema, per via della produzione di alcuni film di montaggio: Goldrake all’attacco; Goldrake l’invincibile; Goldrake addio che vengono distribuiti nei cinema. Anche una serie di altri film ci fanno scoprire il primo spettro di Go Nagai: Mazinga contro gli Ufo Robot; Ufo Robot contro gli invasori spaziali; Mazinga contro Goldrake, che vengono doppiati in modo delirante, nel momento dell’uscita in sala. Mazinga contro gli Ufo Robot ha degli spezzoni in giapponese, ed esce così in sala, passa in televisione e viene venduto così in VHS e in DVD, diventando un po’ un cimelio. Mazinga contro gli Ufo Robot è importante, perché lì vediamo Goldrake interagire con altri personaggi di cui non sapevamo nulla.
Nel ’78 e anche negli anni ottanta, ci abbiamo messo parecchio a capire che personaggi erano. Nel primo episodio c’erano Mazinga Z e Devilman, nel secondo episodio trovavamo Goldrake che combatteva contro il Grande Mazinga, nel terzo episodio trovavamo il Grande Mazinga che combatteva contro il Getta Robot. Questo mondo così ampio che nessuno poteva sospettare, ci ha fatto scoprire che quella non era una serie autonoma, non era un personaggio isolato, ma apparteneva a qualcosa di più grosso. Infatti una delle cose che sfugge a tutti, è che nella prima puntata di Goldrake, appare Mazinga Z, questa è una cosa che nessuno notò all’epoca, per notarla è dovuto passare molto tempo. Anche per questo motivo la serie è stata ridoppiata, per cercare di rimediare a questa serie di errori che erano stati fatti”.
“Comunque guardando Mazinga contro gli Ufo Robot, notiamo che tutti hanno qualcosa in comune e negli anni novanta, scopriamo che questa cosa in comune si chiama Go Nagai, un autore giapponese che diventa famoso tra a fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, scrivendo un fumetto su una rivista chiamata Shounen Jump, della Shueisha, la stessa rivista su cui verranno pubblicati Ken il guerriero, Dragon Ball, Naruto, One Piece, I Cavalieri dello zodiaco. Quindi Go Nagai lancia la rivista con un suo fumetto comico a sfondo malizioso, un po’ come i film italiani con la Fenech. Per i giapponesi è principalmente un autore comico. Tuttavia questo fumetto suscita molte polemiche, e a quel punto comincia a sviluppare temi horror, di altro genere e diventa molto più pessimista nei confronti dei giapponesi.
In particolare c’è un manga che si chiama Mao Dante, che viene interrotto, ma un produttore della TOEI, la società che produce cartoni animati, gli dice ‘Questo manga è bello, proviamo a farne un cartone animato, ma un po’ più moderato’. Così Nagai e la TOEI, nel ’72 si mettono d’accordo per prendere Mao Dante e trasformarlo in un nuovo personaggio. Questo nuovo personaggio è Devilman, per il quale Nagai e la TOEI si accordano in questo modo: ‘Io faccio il fumetto a modo mio, come mi pare a me, e voi fate il cartone animato come pare a voi’.
Sempre nel ’72, un giorno Nagai mentre si trovava nel traffico con la sua macchina, pensa ”Come sarebbe bello se dalla macchina uscissero due gambe giganti, così scavalco le auto e vado a casa prima’. Da questa idea nasce il primo robot gigante da lui ideato, chiamato Mazinga Z. Nagai propone alla TOEI di fare un cartone animato, con Mazinga Z come eroe del cartone, e anche in questo caso Nagai propone alla Toei di fare come con Devilman, ‘Voi fate il cartone come pare a voi, io faccio il fumetto come pare a me’”.
“Nagai comincia nel settembre de 1972 a fare il suo fumetto, horror, che assomiglia molto a Mao Dante, dove in più di una vignetta Mazinga Z non sembra essere un robot, ma sembra essere qualcos’altro, una specie di mostro gigante in cui il protagonista Koji Kabuto cerca di imporre la propria volontà, e cerca di dominarlo. Molto spesso il robot è disegnato completamente nero con solo gli occhi bianchi, quindi era qualcosa di diverso. Tuttavia la TOEI decide di fare un robot buono, più vicino all’epopea dei samurai, qualcosa di più semplice in cui si vede uno scienziato pazzo che vuole conquistare il mondo, e Mazinga Z viene costruito per impedire che questo accada.
La serie debutta nel dicembre del 1972, ha un successo enorme, soprattutto legato anche al merchandising, che rilancia la TOEI che in quel momento era in crisi, a causa degli scioperi degli animatori che protestavano per i bassi stipendi. A quel punto il cartone animato s’impone sul fumetto. Shueisha blocca Nagai, e lo obbliga ad adeguarsi alla serie animata, rinunciando ad una serie di elementi che erano presenti nelle prime storie, facendo un fumetto sempre più simile al cartone animato. Ma ad un certo punto la Shueisha dice basta, e il fumetto s’interrompe, senza un vero e proprio finale.
Nagai passo ad un altro editore, la Kodansha, e comincia a realizzare storie di Mazinga Z molto più semplici, incentrate sul combattimento tra i robot, rinunciando a sviluppare ulteriormente la saga e quegli elementi horror, relegando ai suoi assistenti il compito di relegare altre versioni del robot, magari più impegnate. In particolare Gosaku Ota che lavorerà ai fumetti di Mazinga Z, Il Grande Mazinga e Goldrake, collegandoli in maniera diretta tra di loro, e inserendo in queste tre storie elementi molto più drammatici, che nei cartoni animati non si sono mai visti, se non in rarissimi casi.
Ad esempio in Goldrake, l’episodio 25, dove c’è la storia d’amore tra Actarus e Naida, è tratta dal fumetto di Ota, e in parte si vede che si tratta di una storia molto diversa da tutte le altre. Quella puntata generò anche varie proteste in Giappone, perché era molto più drammatica rispetto alle altre. Ma il produttore la voleva fare e decise di affrontare le polemiche”.
“Nagai, dopo l’esperienza con Mazinga Z, rinuncia di occuparsi di persone sui robot, e delega agli animatori della TOEI di fare quello che vogliono con i suoi personaggi: lui da le linee guida, e i personaggi vengono sviluppati dagli sceneggiatori della TOEI, dagli animatori. Non ha interferito più di tanto, perché ormai si era stancato e preferiva dedicarsi ad altre cose. Dopo Mazinga Z nasce il Grande Mazinga, però non piace ai bambini. La TOEI e la società che vende i giocattoli, ad un certo punto cominciano ad inventarsene di tutti i colori, per riuscire a far piacere il Grande Mazinga a bambini, ma non ci riescono.
Un cortometraggio prodotto in modo completamente autonomo, ideato dalla TOEI, a cui Nagai arriva solo in un secondo momento, diventa un prototipo di quello che poi diventerà Goldrake, [che ha un successo completamente diverso]. In Giappone non attira solamente i bambini, che erano cresciuti guardando Mazinga Z [che era del ’72, mentre Goldrake era del ’75], ma anche gli studenti univesitari”.
Goldrake arriva in Italia nel 1978, un anno molto particolare come ricorda Massimo Perissinotto, perché stavano finendo gli anni di piombo; viene sequestrato e ucciso Moro; è stato evitato un colpo di stato; esce Guerre Stellari.
“A dicembre abbiamo avuto un assaggio di futuro con Guerre Stellari, a Pasqua, un altro assaggio di futuro con Atlas Ufo Robot. Però non eravamo veramente pronti, perché quasi tutti avevamo ancora una televisione in bianco e nero, non c’era il telecomando ma una monopolina che giravi sperando di beccare Capodistria, che era il massimo dell’universo fuori dell’Italia.
Non sapevamo chi erano i giapponesi. Conoscevamo molto bene i cinesi, Charlie Chan, Bruce Lee, però del Giappone non sapevamo nulla, al massimo erano i cattivi dei film americani sulla seconda guerra mondiale. Non sapevamo nulla della loro cultura, che cos’era un samurai, non sapevamo nulla. Per cui quando arriva la prima puntata di Atlas Ufo Robot, che fa da appendice ad un cartone animato di Superman, improvvisamente Superman diventa preistoria, in un secondo scompare, e arriva questa nuova mitologia… Questa idea di futuro che improvvisamente ti entrava in casa, prima con Guerre Stellari e poi con Atlas Ufo Robot, ti proiettava una visione ottimistica di quella che sarebbe stata la tua vita.
All’inizio Atlas Ufo Robot fu molto demonizzato dalle istituzioni, perché dicevano che era violento e che era artisticamente povero, perché era fatto al computer. Senza rendersi conto che queste due cose eccitavano moltissimo la fantasia dei ragazzi. Nel ’78 non esisteva internet, non esisteva il PC, gli unici computer che vedevamo nel ’78 erano i cervelloni elettronici che vedevamo nei film americani. Quindi l’idea che ci si potesse fare un cartone animato era super eccitante. L’idea che in un cartone animato ci fosse della violenza, ed anche un po’ di sesso, era ancora più eccitante. Per cui, invece di allontanarci, ci avvicinavamo sempre di più.
In quel periodo capitava che qualcuno andava in Svizzera, e si vedeva Mazinga in francese e te lo raccontava, magari mitizzandolo ancora di più. Un cartone animato che noi abbiamo visto due/tre anni dopo. O Geeg Robot e tutte queste cose qua. Per cui si era formata una sorta di contro cultura pop.”.
Prima di cominciare la proiezione del primo episodio, nella versione ridoppiata, è stato affrontato da Montosi un altro tema molto importante quello del samurai.
“I samurai, come si può immaginare, rivestono un importanza fondamentale nella cultura giapponese, e anche nel mondo dell’animazione e dei fumetti. E ovviamente anche nel mondo del cinema, visto che uno dei primi film giapponesi che fa il giro del mondo è I Sette samurai di Akira Kurosawa, un film che però in Italia viene tagliato nei cinema.
Paradossalmente Goldrake apre in Italia, le porte al cinema e alla cultura giapponese. Una cosa che nel ’78 nessuno sa ma che viene scoperta dopo, c’è un altro film che si rifà all’epopea dei samurai di Akira Kurosawa, ed è Guerre Stellari. Una delle cose che viene scoperta, è che lo stesso Lucas, il creatore di Guerre Stellari, ha rivelato che la parola Jedi, deriva da Jidai Geki, quel termine che in Giappone indica i film in costume con i samurai. Inoltre anche Per un pugno di dollari di Sergio Leone, era in realtà un remake di un film di Kurosawa, La sfida del samurai.
Un personaggio che compare nella prima puntata di Goldrake, che in Italia abbiamo chiamato Rigel, ma che in realtà si chiama Danbei, esordisce nei fumetti di Nagai come samurai. Poi il produttore di Goldrake, Toshio Kazuta che lo ama molto, decide di usarlo come personaggio comico, per far ridere, però non come samurai, ma come cowboy. In qualche puntata, Rigel si veste da samurai, ma qui diventa un cowboy”.
Il cantante Ottodix, ha invece affrontato le musiche in Goldrake.
“Come nei film, anche nei cartoni animati s’imparava l’importanza di una mini soundtrack, dei momenti musicali che potessero caratterizzare anche il personaggio, come quando compariva la bella del ranch, che in questo caso era Venusia, c’era il tema di Venusia, e poi il tema di Rigel, il tema di Alcor e quello di Actarus. Ma dopo la sigla di Goldrake, uno dei momenti più memorabili è la galoppata che fa Actarus, l’incredibile e demenziale percorso che fa per arrivare sul disco volante, dove uno qualsiasi di noi si sarebbe sfracellato la testa, perché entrava in una specie di porticina così, a 200 all’ora, e ne usciva sempre illeso. Entrava vestito da cowboy e usciva vestito di tutto punto, di sartoria spaziale. E c’era questa musica di questo giapponese, Kikuchi, una star in Giappone che ha curato moltissime colonne sonore della TOEI e di tante altre serie animate e anche film.
Usava moltissimo gli arrangiamenti ad archi e gli strumenti a fiato, le trombe. Se ricordate, in Goldrake misteriosamente, ci sono delle trombe tanto che sembra di essere in Messico. Infatti ci sono anche degli elementi, come questo ranch, in cui vivono dei personaggi secondari, uno ha addirittura un sombrero, che creano un po’ questa atmosfera che si arruffiana il pubblico occidentale. I cavalli, il ranch, Actarus che è un cowboy. È un po’ improbabile trovare un ranch in Giappone, completamente surreale”.
Il successo di Goldrake, è nato anche dal character design realizzato da Kazuo Komatsubara e Shingo Araki, due dei più importanti animatori giapponesi. I due:
“Si conoscono per la prima volta lavorando ad una serie sconosciuta ai più in Italia, che si chiama Tommy la stella dei Giants, una serie sportiva in cui si vede la deformazione della palla, per suggerire la velocità. Questo particolare verrà poi ripreso da Holly e Benji, Mila e Shiro. Con Komatsubara lavora all’Uomo Tigre, a Nausicaa della valle del vento, a Capitan Harlock, e a tutta una serie di opere molto importanti.
Araki invece introduce il personaggio di Maria, e poi lavora a serie molto famose come i Cavalieri dello Zodiaco, Lady Oscar e Kiss Me Licia. Loro due poi si ritrovano a lavorare anche a Memole dolce Memole”.
Nella bibliografia di Nagai, la mitologia ha un posto importante, in Devilman il mangaka ha introdotto i demoni occidentali, e non quelli giapponesi, gli oni. Inoltre è un appassionato della cultura italiana.
“Nagai ha spesso sviluppato i suoi personaggi in una cornice mitologica, ad esempio per gli Stati Uniti ha fatto una serie di Mazinga, che era una rilettura dei Viaggi di Gulliver.
Quello che è interessante in Go Nagai, rispetto agli altri suoi colleghi, è che tra Goldrake, Mazinga il Getta Robot, Devilman e parzialmente il Gaiking e le altre sue serie, c’è una cosmonia compatta. Un universo a sé stante. Un po’ come con i supereroi americani. Quando escono in Italia questi cartoni animati, i manga sono arrivati venti anni dopo, dato che non c’era internet, nessuno riusciva a capire quello che stava succedendo”.
Ma durante la prima messa in onda di Goldrake, alcuni episodi non sono stat mandati in onda, per via dei temi delicati che hanno affrontato, ma anche l’episodio 71, in cui viene svelato che Actarus non muore:
“Dalla trentesima puntata in poi, Actarus viene condannato a morire. I bambini dell’epoca rimasero molto colpiti da questo. Ma l’episodio in cui si salva, non venne mai trasmesso dalla Rai, e molte persone ancora oggi credono che lui torni sul suo pianeta per andarci a morire. In realtà lui si salva, gli sceneggiatori hanno deciso di salvarlo, ma il suo destino era segnato.
Nell’edizione della Rai, mancavano altre puntate, che poi sono state recuperate nelle messe in onda sulle reti locali. Ne mancavano due: l’episodio 15 in cui si fa riferimento a un pianeta usato come un enorme campo di concentramento, da parte dell’esercito di Vega; e l’episodio 59, in cui si tratta apertamente il tema del terrorismo, usato per plagiare le coscienze dei giovani. Pochi lo sanno ma anche in Giappone hanno avuto molti problemi legati al terrorismo, quindi ci tenevano a sensibilizzare gli spettatori su quell’argomento, per fare in modo che non si ripetesse.
Una cosa che sfugge durante la prima messa in onda tra il ’78 e l’80, anche se qualcuno si accorge del riferimento a Hiroshima e Nagasaki, è che nell’episodio 30 ad Actarus si apre una ferita, radioattiva, che è destinata ad espandersi sempre di più, fino a ucciderlo. Oltre all’argomento delle armi, viene trattato anche l’argomento dell’industria nucleare. Re Vega sfrutta sul suo pianeta l’energia nucleare, chiamata energia vegatron, arrivando ad un punto in cui il pianeta collassa, a causa dell’inquinamento e della diffusione di radioattività.
Inoltre in una puntata, che vista l’ora poteva sembrare esagerata, si vede una gigantesca onda, provocata da un vulcano sottomarino, che rischia di travolgere una centrale nucleare”.
Una puntata davvero preveggente.
L’evento è stato una favolosa esperienza, ed ha avuto un ottimo successo. Purtroppo non tutte le persone interessate sono riuscite ad entrare, a causa dell’esaurimento dei posti in sala. Speriamo che vengano organizzati altri appuntamenti come questo, grazie ai quali, non solo è possibile fare un tuffo nel passato, ma sono anche un ottimo espediente per scoprire e ricordare delle nuove cose legate alle nostre serie preferite.
Concludiamo con le caratteristiche tecniche di Goldrake, ricordateci dalla Carrer, nel corso della serata.
-alto 30 m;
-peso 280 tonnellate;
-potenza 1milione 800mila cavalli;
-velocità al passo 75km/h;
-velocità in corsa 700 km/h;
-velocità in acqua 45 nodi;
-salto in elevazione 1000m;
-fatto in Gren, lega metallica della stella Fleed;
-alimentazione ad energia fotovoltaica.
Caratteristiche dell’alabarda:
-lunga 30 m;
-pesa 14 tonnellate.