The Transporter, il commento alla serie di Luc Besson

The Transporter, il commento alla serie di Luc Besson

Di emanuele.r

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Dopo aver scorrazzato in lungo e largo per il mondo a consegnare oggetti pericolosi e rischiare la vita, Frank Martin prende vita sul piccolo schermo grazie a Luc Besson che, in co-produzione con vari paesi d’Europa e gli Stati Uniti, crea The Transporter – The Series, serie che segue gli eventi dei 3 film con Jason Statham trasmessa in Italia da Mediaset, ora in replica sul digitale terrestre dopo il passaggio su Italia 1, ovviamente in ordine casuale, quasi in contemporanea con la Francia e HBO Canada.

La serie segue le imprese di Frank Martin, un autista freelance professionista che, per il giusto prezzo, consegna ovunque qualsiasi cosa gli venga affidata, il tutto senza fare domande. Durante le sue missioni Frank segue tre regole fondamentali: mai cambiare i patti, mai fare nomi e mai aprire i pacchi. Qualunque cosa accada l’uomo cerca sempre di seguire queste regole, ma nulla va mai come dovrebbe.

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Creata da Besson assieme allo sceneggiatore dei film, Robert Mark Kamen, The Transporter è una serie d’azione tipicamente europea per struttura e location, ispirata a Squadra speciale Cobra 11, di cui un personaggio ascolta la sigla in auto, per il tipo di azione e riprese spettacolari, che però sembra più un tv-movie di 20 anni fa che un moderno episodi seriale.

La serie sostituisce Statham con Chris Vance e ha la paludata struttura seriale: una caso seguito da inizio a fine senza rotture della consuetudine, viaggio da punto a punto b con nel mezzo inseguimenti, botte, sparatorie e ovviamente belle donne che Martin non può non portarsi a letto. Non si chiede nient’altro a una serie del genere, certo, e sequenze come quella dell’auto in bilico sul ponte nel pilot soddisfano gli appassionati.

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Ma l’abuso di cliché è davvero oltre il limite di guardia, lo spettacolo è sotto le aspettative e non c’è molto per cui uno spettatore debba scegliere di guardare 12 mini film tutti uguali. Vance funziona, ma non è che con un ruolo del genere possa fare molto, mentre male utilizzata e forse inadeguata Andrea Osvart.

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