Attenzione: contiene spoiler
I primi 2 episodi della 3^ stagione di Game of Thrones, sebbene preparatori, hanno dato l’impressione di essere stati fin troppo blandi, deboli rispetto alle attese, privi di quella tensione tra i personaggi che rende speciali anche gli episodi più statici. Walk of Punishment, 3° episodio dell’annata, comincia invece a far muovere le acque, specie con il passare dei minuti.
Robb e Catelyn arrivano a Delta del Fiume per il funerale di Lord Tullyl. Tywin nomina Tyrion il nuovo mastro del conio. Brionne e Jamie, presi prigionieri dovranno affrontare i loro prigionieri, mentre Daenerys deve acquistare gli schiavi per farne il suo esercito.
Scritto dagli showrunner Benioff e Weiss e diretto dallo stesso Benioff, Walk of Punishment parte all’apparenza sulla falsariga dei primi due episodi, presentando ancora il terreno su cui si muoveranno i personaggi, ma poi effettivamente li fa muovere.
E allora si delineano, se non in modo definitivo, i tratti con cui questa stagione avrà a che fare: se tutti gli eserciti devono rimettersi in sesto – dagli Stark che provano a far valere il peso di aver catturato un giovane Lannister ai Baratheon, la cui Melisandre parte per luoghi sconosciuti, da Theon fatto fuggire e salvato da un ragazzo “misterioso” ai Targaryen aiutati da Barristan -, i Lannister si corrodono dalla loro posizione di potere. E’ un errore strategico o una mossa perfettamente consapevole quella di Tywin di affidare al figlio disonorevole il cuore di ogni regno, ossia il suo lato monetario? A giudicare dall’intelligenza di Tyrion, dalla sua abnegazione nello studiare i libri (e anche nell’ironia con cui gli autori accostano il denaro alle prostitute) il dubbio resta. E questo germe di disfacimento è il vero orizzonte di un episodio che comincia a farsi interessante da dopo la sua metà.
Snow e il viaggio con Mance Ryder, la tensione della contrattazione tra Daenerys e Kraznys mo Nakloz che fa guadagnare alla madre dei draghi un esercito e un’ancella (con lo scontro morale tra un esercito libero e un esercito vincente) ma le fa perdere il più grande dei suoi draghi, e soprattutto il dramma di Jaime e la sua prigioniera a loro volti presi in consegna, che finisce con il tentativo di Lannister di fregare Bolton per farsi liberare e finisce senza una mano, sono gli apici dell’episodio. Certo, c’è ancora da lavorare per dare alla stagione il suo adeguato splendore, e se si deve lavorare di scalpello per ridurre una materia ampia come i romanzi di Martin bisogna avere il coraggio di farlo con vigore, e qui si tende ancora all’affastellamento. Ma almeno le pedine, sulla benedetta scacchiera si muovono, e gli spettatori non possono che esserne contenti.
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