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Come un tuono – La recensione del film con Ryan Gosling e Bradley Cooper

Pubblicato il 04 aprile 2013 di laura.c

Cominciamo con il constatare un triste dato di fatto: se non fosse per il confronto  attoriale tra il sempre fenomenale  Ryan Gosling e il bravo Bradley Cooper, il nuovo film di Derek Cianfrance perderebbe gran parte della sua attrattiva. Tragedia familiare con qualche venatura di critica sociale, Come un tuono vorrebbe stupire componendosi come una specie di trittico, basato su tre capitoli molto distinti per protagonista e collocazione temporale. In pratica si traduce in un’opera ridondante, con pochissima capacità di sintesi e un’inutile proliferazione di situazioni e personaggi in cui si disperde totalmente anche quel po’ di atmosfera rarefatta e intensa creata nella prima parte del film, soprattutto grazie alla prova di Gosling.

Il racconto segue un percorso lineare: il motociclista scapestrato Luke (Gosling per l’appunto), che si guadagna da vivere con spettacoli pericolosi in un circo ambulante, decide di provare a mettere la testa a posto e stabilirsi in provincia per stare vicino alla donna che ha messo incinta (interpretata da Eva Mendes) e al suo bambino appena nato. I suoi sforzi non bastano tuttavia a garantir loro il sostentamento e a convincere la donna ad abbandonare il nuovo marito, che l’ha accolta sotto il suo tetto. È così che il già turbolento Luke imbocca la strada del crimine, arrivando all’inevitabile scontro con la sua antitesi vivente. Ricercato e sempre più fuori controllo, il motociclista sarà infatti affrontato da Avery Cross (Bradley Cooper), poliziotto onesto e perfetto neo padre di famiglia.

Senza svelare troppo della trama, basti sapere che non solo questo incontro-scontro è molto meno topico di quanto lo si possa immaginare, ma anche che l’idea di spostare l’attenzione da un protagonista a un altro, ha sia ripercussioni positive che negative. Da un lato, dà a entrambi gli attori la possibilità di regalare performance davvero eccellenti, dall’altro appesantisce di molto un racconto che  sembra quasi “forzato” a proseguire pesantemente verso l’epilogo iperpatetico. Un finale in cui in teoria si dovrebbero tirare le fila delle vicende legate ai due personaggi principali, in pratica un’aggiunta posticcia a storie piuttosto autosufficienti, che si sarebbero potute concludere brillantemente usando solo l’espressività dei propri interpreti, invece di dilungarsi e diluirsi in un surplus narrativo dal gusto molto più letterario che cinematografico. In sostanza, grazie a uno stile di regia non particolarmente innovativo, ma comunque efficace nel suo intimo attaccamento ai volti dei protagonisti e alle loro sfumature, Derek Cianfrance riesce a dipingere due bei ritratti complessi, dolenti, sospesi tra le loro ombre e loro luci, ma perde completamente tutte le sue carte vincenti man mano che il film procede, prendendo la forma gonfia e mesta di un’epopea familiare, che poco aggiunge a quanto detto in precedenza. Tipica eterogenesi di una buona intuizione, rimasta schiacciata sotto il peso di una sceneggiatura molto azzardata in fase iniziale, e poi riportata nei ranghi di un più classico e triste storytelling, dove tutto deve essere spiegato ed esplicito, e tutto tornare ordinatamente al suo posto un po’ scontato.

Come un tuono è da oggi nelle sale italiane, distribuito da Lucky Red.