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Mantova Comics & Games 2013 – Kenneth Colley parla della vecchia trilogia di Star Wars e di Brian di Nazareth

Pubblicato il 11 marzo 2013 di Marlen Vazzoler

Quest’anno al Mantova Comics & Games uno degli ospiti d’onore della manifestazione è stato l’attore inglese Kenneth Colley che i fan di Star Wars ricorderanno come interprete dell’ammiraglio Piett in L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi e nel film dei Monty Python, Brian di Nazareth.

Quali sono stati i suoi primi film, i suoi ruoli principali e che cosa sta facendo adesso?

“Buonasera. Ho fatto diverse cose, ho lavorato in teatro, in televisione e al cinema, facevo parte della compagnia di Laurence Olivier del National Theatre, all’Old Vic e nella Royale Shakespeare Company. Non so quanti di voi conoscono il regista inglese Ken Russell, divenni famoso in quel periodo, ho realizzato sette film con lui. Ho fatto un film con Clint Eastwood a Hollywood intitolato Firefox, ho fatto in tutto circa una quarantina [di film], tra cui L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Ma devo dire che i due film di Star Wars hanno avuto l’effetto più importante nella mia vita, altrimenti non sarei qui.
L’ultimo film che ho fatto è un film inglese che non è ancora uscito nei cinema, che si chiama Scar Tissue, è un thriller/horror. E farò della televisione quando tornerò a casa”.

Le ha iniziato a prendere parte alla saga di Star Wars dal secondo film, L’impero colpisce ancora. Che percezione c’era sul set del successo che il film, che la saga stava avendo, visto che il primo film era una scommessa per Lucas. Si percepiva qualcosa di tutto questo durante la lavorazione del film?

“Quando abbiamo cominciato a girare Lo Jedi, Star Wars era diventato una nuova religione. Mi ricordo che stavo camminando a casa con mia moglie, dopo aver fatto delle spese, e abbiamo visto un grande vecchio cinema con 2000 posti a sedere, e c’era una cosa che correva per tutto il quartiere, come accadeva una volta, ed ho detto a Mary, mia moglie ‘Penso che dobbiamo andare a vedere questa cosa, perché sarò nel prossimo’. E così siamo entrati e ci siamo uniti a questa folla, ed ho pensato che avrei dovuto nascondere la mia testa, perché fino a quei tempi, i film sullo spazio erano molto brutti e si portavano le ragazze a vederli per ridere. Quindi non c’era ancora consapevolezza di quella che sarebbe stata l’evoluzione di questo filone, sopratutto della saga di Star Wars.
Dicevo, ci siamo seduti e il film è iniziato. Tutti voi avete famigliarità con le parole che scorrevano sullo schermo, ‘C’era una volta in una galassia lontana, lontana’. Ed ho guardato in giro per il cinema ed aveva catturato l’attenzione di tutti. Non vedevi nessuna testa muoversi, ed ho detto a Mary ‘Questo è meraviglioso, e sono nel prossimo’”.

Come mai è l’unico ufficiale imperiale che non viene ucciso?

“Bé originariamente, il mio personaggio non era in Il ritorno dello Jedi, era solo in L’impero colpisce ancora. Ma George e il mio agente avevano detto che non potevo non essere nel terzo, perché avevamo ricevuto molte lettere dai fan su questo personaggio, e volevano vederlo ancora. Così mi ha aggiunto nel terzo. E n queste conferenze mi viene chiesto ‘Chi è il più importante personaggio o persona in Star Wars?’. Ed io rispondo sempre voi, i fan, perché senza i fan non c’è Star Wars”.

Cosa pensa del cambio di numerazione della saga. Il film che originariamente era il primo adesso è diventato il quarto film della serie. È vero che Lucas aveva in mente, come sostiene da sempre, fin dall’inizio, questo tipo di numerazione?

“Dovete capire che quando George Lucas e il suo partner Gary Kurtz avevano pensato inizialmente a Star Wars, andavano a scuola di cinema. L’idea era di avere dodici, da uno, due, tre, quattro, cinque, sei fino al dodicesimo. Ma le compagnie cinematografiche non volevano dargli i soldi. Quindi ha dovuto prendere quello che era il miglior materiale per cercare di attrarre i soldi, e questi erano il terzo, quarto e quinto. Per questo motivo sono stati i primi ad essere realizzati. Scusate, quattro, cinque e sei.
E solo dopo il successo ottenuto da Star Wars, lo studio gli diede il resto dei soldi. Nessuno ci credeva, nessuno”.

Cosa pensa degli episodi Uno, Due e Tre, cioè della nuova trilogia, e cosa pensa del fatto che la Disney ha acquistato i diritti per il film di Lucas. Cosa pensa che succederà nella prossimo trilogia?

“Per quanto riguarda gli episodi Uno, Due e Tre, non ho mai incontrato nessuno a cui sono piaciuti, a me non sono piaciuti. Non c’era una storia, non c’era romanticismo, erano solo effetti speciali. Ma adesso ho sentito che la Disney ha comprato questi film da George e che ne faranno altri. E penso che sia lo studio migliore che possa far risorgere Star Wars. Non penso che [Lucas] sia coinvolto nei film”.

David Prowse, l’attore che interpretava Darth Vader, lo interpretava solo fisicamente, perché poi veniva ri-doppiato da James Earl Jones. Volevo sapere, sul set recitava effettivamente le battute di Vader o diceva qualsiasi cosa che gli passasse per la mente, perché tanto la sua voce non sarebbe uscita nel film?

“Stiamo parlando adesso di David che interpretava Darth Vader, e del tempo con cui ho lavorato con lui. David aveva lo script come tutti noi. Perché i suoi dialoghi servivano a noi per le tempistiche su quando parlare. Quindi David recitava sotto quella maschera, ma non potevamo vederlo”.

Lei ha lavorato non solo con Lucas ma anche con i Monty Python. È stato Gesù nel film Brian di Nazareth, e ha lavorato anche con Terry Gilliam in un film chiamato Jabberwocky. Qual’è la differenza tra i due registi? Ha qualche aneddoto legato sia a Lucas o ai Monty Python? Hanno un modo di lavorare diverso?

“Mi è stato chiesto di raccontare una storia di quando lavoravo con i Python, che erano dei folli sia fuori dal set che sul set. Era fantastico, tranne una volta. C’era un elettricista nel film, che chiamavamo Sparks, che aveva chiesto ad un uomo del posto dov’erano gli scorpioni. Perché era ottobre e tutti gli scorpioni erano finiti sotto terra. Così gli ha detto ‘Se mi porti uno scorpione, ti darò questi soldi’. E per il povero tunisino, prendere degli scorpioni, e mostrarglieli, questi erano molti soldi.
Noi ci stavamo preparando per filmare la scena della crocifissione, nella valle, ricordatevi avevamo tutti quanti dei sandali aperti. Quando l’intero villaggio si è fatto avanti. Ogni uomo aveva uno scorpione o un grosso ragno, un uomo aveva quattro scorpioni con i pungiglioni in mezzo alle sue dita e un altro uomo aveva un serpente nero. Si era sparsa la voce che la compagnia cinematografica voleva degli scorpioni e che era disposta a pagarti. E tutti hanno detto ‘No, no, non vogliamo scorpioni’. Così li hanno fatti cadere a terra, tra di noi, e tutti quanti, compreso l’operatore sono scappati fino sulle colline”.

Oltre a Gesù nel film dei Monty Python, il signor Colley ha interpretato diversi personaggi storici. Re Vittorio Emanuele III in un film su Mussolini, e anche l’ammiraglio Nelson, se non erro, in una serie tv. Voglio sapere se interpretare dei personaggi storici per un attore, è lo stesso che interpretare dei personaggi di fantasia? Oppure immedesimarsi in dei personaggi realmente esistiti comporta delle difficoltà aggiuntive?

“Tutte le persone che una volta sono vissute ed ora sono morte, sono dei personaggi immaginari. Quindi è lo stesso approccio. Devo sentirli vicini. Ad esempio ho interpretato Lord Nelson, uno dei grandi eroi britannici, sulla televisione inglese. Siamo venuti in Italia per girarne una parte, nella baia di Napoli, dove ho lavorato con l’attore italiano Raf Vallone, che interpretava l’ammiraglio Caracciolo, che all’inizio era un grande amico di Nelson, contro cui ha combattuto”.

Ha lavorato in Italia, in un film con Gregory Peck, ed è stato contattato anche da Fellini. Ci può raccontare la sua esperienza in Italia, le cose che le sono piaciute, e la sua esperienza con Fellini.

“Sono venuto a Roma per girare un film intitolato Scarlatto e nero con Gregory Peck e Christopher Plummer. La differenza nel lavorare in Italia, e lavorare a Londra è: l’Italia è il centro del mondo del doppiaggio. E questo significa che la troupe non stava mai zitta quando giravamo le scene, perché assumevano che tutto quanto sarebbe stato successivamente ri-doppiato. E così stavamo diventando pazzi a causa di tutto questo fino a quando siamo riusciti a fargli capire che quello che dicevano sarebbe finito nel film, perché stavamo registrando il sonoro. Dopo di questo, non ci sono stati problemi e ci siamo molto divertiti”.

So che nel 2012 è tornato ad interpretare, anche se solo dal punto di vista del doppiaggio, l’ammiraglio Piett per una serie animata legata a Lego Star Wars. Com’è stato tornare a dar voce a questo personaggio, che come lei ha detto, deve molto, dopo molti anni.

“Bé, recentemente mi è stato chiesto di doppiare Lego Star Wars, che viene realizzato in America, e per me è stata una grande sorpresa. Sono stato diretto per il film da qualcuno a New York, mentre mi trovavo in uno studio a Londra. Quindi non potevo vedere niente, ed ho dovuto fidarmi di quello che mi stava dicendo, farlo bene e diventare l’ammiraglio Piett ancora una volta. È stato abbastanza facile”.

Lego Star Wars: The Empire Strikes Out non è ancora uscito in Italia, mentre sarà disponibile in Inghilterra a partire dal 18 marzo.

Cosa ne pensa delle modifiche effettuate da George Lucas nelle varie edizioni di Star Wars? E del fatto che Star Wars sia diventato una mera operazione commerciale?

“Per quanto riguarda la prima domanda, non ho notato alcuna differenza perché non gli ho visto da quando li abbiamo girati. Per quanto riguarda la seconda domanda, una volta ho detto a una convention di Star Wars, Star Wars è diventato qualcosa che è molto, molto di più di una franchise di successo, è diventata una parte della storia del ventesimo secolo”.

Volevo chiedere come si è avvicinato al mondo di Star Wars, prima di essere stato scritturato per la parte?

“Non sapevamo niente di Star Wars, è stato uno shock per tutti quanti. È stato molto difficile fare questo tipo di film, perché a quei tempi non c’era molta computer grafica. Si lavorava con delle piccole o delle enormi macchine che erano sul set, ed era molto difficile trovare il momento giusto. Mi ricordo che la prima mattina di riprese ho fatto 17 ciak, nella mia prima scena con Darth Vader, per questo motivo. E tutti quanti erano solo felici di poter andare a casa”.