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The Following, il commento alla nuova serie con Kevin Bacon

Pubblicato il 05 febbraio 2013 di emanuele.r

Attenzione: l’articolo contiene spoiler.

Si è da subito configurata come evento The Following, fin da dopo la presentazione delle prime immagini: un thriller cupo e violento creato da Kevin Williamson, interpretato da Kevin Bacon e prodotta da Fox. Tanto attesa che in Italia la trasmettono a pochi giorni di distanza dall’America tanto Sky Uno che Mediaset Premium. E The Following, che ha esordito ieri, non ha deluso queste attese.

La storia ha premesse molto classiche: l’ex-agente Hardy è richiamato dall’FBI per dare la caccia a un serial killer, Joe Carroll, evaso che lui stesso aveva arrestato anni prima. Acciaccato e deluso dalla vita, Hardy accetta ma non conosce fino in fondo il piano di Carroll: sfruttare i suoi seguaci.

Scritto da Williamson e diretto da Marcos Siega, il pilot è il primo di 15 capitoli attraverso cui Carroll scriverà il suo libro, ispirandosi a Poe e a Thomas Harris, alla follia dell’arte e al serial killer nell’era di Twitter, basandosi sull’inquietante premessa: cosa accadrebbe se i 300 serial killer attivi in America costituissero una rete? E se a capo ci fosse un assassino particolarmente carismatico, capace di lavare il cervello delle persone?

Williamson infatti è abile a mescolare stralci di sociologia del crimine, cronaca (la scena con le groupie dell’evaso, di cui una si suicida cavandosi gli occhi, modus operandi di Carroll) e thrilling puro che si rifà ai classici del genere. E se il canovaccio di ricerche e colpi di scena può sembrare già visto per un pubblico cinematografico, lo è meno per quello televisivo, anche se avvezzo a Criminal Minds.

Perché dove Williamson vince la sfida è nel modo di raccontare, nella durezza e violenza non proprio consueta per una rete generalista come Fox, nell’atmosfera morbosa che circonda il suo cattivo (bravo James Purefoy) un folle di genio che cerca di piegare la realtà al suo volere artistico; e con la trovata dei seguaci (follower) dell’assassino, gli autori creano una tensione in cui non ci si può fidare davvero di nessuno. Forse solo di Kevin Bacon, sfatto e disperato come ogni detective moderno è, eppure con lo sguardo freddo di chi la morte sa vederla in faccia (avendo fatto spesso il cattivo, come attore). Un ottimo inizio per una delle serie più importanti del mid-season americano.

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