Sta per arrivare anche nelle sale italiane il thriller finanziario Arbitrage (intitolato da noi La Frode), prima prova da regista di un lungometraggio di finzione per il documentarista Nicholas Jarecki. Un film che punta a mettere in luce la dubbia moralità dell’alta società e dei business-men di Wall Street, con una storia dove crimini penali e societari si mescolano in una corsa contro il tempo di cui si fa protagonista un sempre convincente Richard Gere, circondato da un cast in cui compaiono anche nomi quali Susan Sarandon, Tim Roth e Laetitia Casta. E proprio Gere, l’ex-ufficiale gentiluomo è giunto a Roma per presentare il film alla stampa italiana. Sempre elegante, fascinoso e, a sua detta, felice di respirare ancora una volta il “casino” (la citazione è testuale) del Paese e della città. Il focus dell’incontro, tuttavia, finisce subito sul suo ruolo: quello di un imprenditore apparentemente di successo, che messo di fronte alla crisi del suo piccolo impero si lascia scivolare in un circolo vizioso di inganno e corruzione, da cui non sembra poter uscire se non ammettendo la verità inaccettabile del proprio fallimento umano.
“Il mio obiettivo, come attore, è quello di rendere vivi e verosimili i miei personaggi” – spiega a proposito Gere – “eppure non è stato così difficile calarmi in questa parte. In fondo si tratta di una persona normale che commette una serie di errori e cerca di rimediare come farebbero tanti altri, proteggendo la sua famiglia e le persone che gli stanno accanto. Se mi trovassi in una situazione simile, probabilmente agirei allo stesso modo”.
Ecco anche perché il film presenta un finale aperto, che non mostra in modo diretto quale sarà la scelta di vita del protagonista:
“Con il regista litighiamo ancora su cosa farà il personaggio dopo la fine del film. Ma la nostra interpretazione non conta, quel che conta è ciò che pensa lo spettatore, quale sarà la sua reazione a quello che vede sullo schermo. Il nostro compito non è dare un giudizio, ma porre domande ed esplorare zone grigie. Quello che forniamo non è un messaggio ma uno specchio, in cui è il pubblico a doversi riflettere”.
Tuttavia, se c’è un concetto che ben rappresenta il succo del suo complesso e ambiguo uomo d’affari, è il profondo egocentrismo della nostra società:
“C’è una scena in cui è con sua figlia e le rinfaccia di non essere sua socia ma di lavorare per lui, perché tutti quelli che ha intorno lavorano per lui. Si tratta di una sequenza in cui abbiamo improvvisato molto, e quella battuta è nata come da un impulso che sentivo anch’io dentro di me. Penso che sia proprio questa tentazione di mettersi al centro dell’universo, una tentazione presente in ognuno di noi, la grande menzogna che sta dietro ai mali di tutto il mondo contemporaneo”.
E se Gere non nasconde di aver sperato di vedere l’autore e regista del film, Nicholas Jarecki, candidato a molti più riconoscimenti ufficiali, l’interprete non esita nemmeno a scagliarsi contro quelle che da noi non è difficile identificare come “le caste”:
“Non è una cosa che succede solo nell’alta finanza ma anche in altri ambienti, compreso il cinema e la politica: è come se ci fossero dei club molto esclusivi da cui, una volta entrati, non si esce più. Perché lì dentro nessuno tradisce nessuno e tutti si proteggono l’un l’altro. Chi ci entra è come un semidio, un intoccabile. Ma mi sembra che anche in Italia sappiate bene cosa intendo: ovunque ci sono persone che diventato talmente potenti da non poter più essere toccate”.
Il riferimento allo scenario politico-elettorale non è nemmeno troppo velato, però Gere spiega di essersi ispirato per il suo personaggio a ben altre personalità della sfera pubblica, per lo più statunitense, come Bill Clinton per l’iniziale rottura con la famiglia dopo l’ impeachment, l’ormai famigerato Madoff per le frodi finanziarie, ma anche Ted Kennedy per lo scandalo in cui fu coinvolto dopo l’incidente stradale che portò alla morte della sua collaboratrice Mary Jo Kopechne:
“Quello che mi ha subito colpito della sceneggiatura, è che mostra come persone tendenzialmente buone possano arrivare a compiere cose orribili. Il mio personaggio è così, non un pazzo omicida ma un uomo che sbaglia e deve affrontarne le conseguenze”.
La Frode – Arbitrage uscirà nelle sale italiane il 14 marzo, distribuito da M2 Pictures.