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Articolo a cura di Andrea D’Addio.
Ieri all’Hotel Adlon di Berlino abbiamo incontrato gli attori Bruce Willis, Jai Courtney, Sebastian Koch ed il regista John Moore tutti impegnati nella promozione di Die Hard: Un buon giorno per morire. Il film lo avevamo visto tre giorni prima. Sia la pellicola che l’incontro hanno offerto parecchi spunti di riflessione. Abbiamo provato a riassumerli in 10 punti.
10 – Le conferenze stampa dei film americani in Germania hanno tutto un’altra cornice di quelle in Italia. Il ritardo massimo è di due minuti. Non ci sono fotografi che si lamentano per photocall durati troppo poco o iniziati con venti minuti di ritardo. I giornalisti in sala sono una cinquantina, non di più. L’entrata delle star viene fatta una ad una, come fa lo speaker dello stadio. Su 50 persone solo una decina scattano foto con i cellulari: in Germania la discrezione viene prima di tutto. La cosa più importante però è questa: tutta la conferenza viene fatta in inglese. I giornalisti, tutti i giornalisti, se vogliono porre una domanda lo devono fare in inglese. E non c’è nessuno che gli tradurrà la risposta. Non c’è interprete, non ci sono cuffie. E così 45 minuti di conferenza stampa bastano ed avanzano. A meno che tu non sia un critico, se vuoi scrivere di cinema oggigiorno non puoi non sapere l’inglese. O almeno non puoi pensare che per questa tua mancanza il resto delle persone debba sorbirsi la tua domanda, la traduzione della tua risposta, la risposta e la traduzione della risposta. Purtroppo in Italia invece accade ancora così (ma anche in Spagna purtroppo).
9 – Bruce Willis non assomiglia per nulla a Jai Courtney, l’attore che, in Die Hard 5 interpreta suo figlio, John McClane Jr. e che forse in futuro dovrebber raccogliere il suo testimone nella saga. Dal vivo, uno accanto all’altro, sembrano come Danny De Vito e Arnold Schwarznegger. Willis non è piccolo, ma neanche altissimo, ha un fisico tonico, sì, ma asciutto e longilineo, Courtney sembra invece il buttafuori russo di cui non riesci neanche ad inquadrare il viso vista la quantità di muscoli che bisogna scalare prima di lanciare lo sguardo lassù. Sembra il discendente di Conan il barbaro, e non è un caso se è diventato celebre grazie ad un serial dal titolo Spartacus. Anche lo stile, sia in Die Hard 5 che dal vivo, è diametralmente opposto. Willis è uno dalla battuta pronta che sembra sempre sicuro di sé (e lo è dai tempi di Moonlighting), Courtney al contrario è tutto un “you know….I mean…” di cui alla fine fai fatica a ricordarti qualcosa.
8 – Bruce Willis non ama le conferenze stampa. Sorride, sembra cordiale con tutti, ma non si fa scrupoli ad utilizzare tutto il suo sarcasmo, lo stesso di John Mc Clane per mettere in imbararazzo chi gli pone domande a cui non vuole rispondere o perché non gli va di parlarne, o perché le trova stupide. Del resto, ok che in Germania sanno tutti l’inglese, ma alcune domande rimangono purtroppo le stesse a qualunque latitudine
7 – Prima domanda da non fare a Bruce Willis per evitare di essere freddato con una sua risposta lancinante.
Giornalista: -Lei è nato qui in Germania, anche se la sua famiglia si è trasferita negli States quando lei aveva due anni. Parla tedesco? Si sente a casa in Germania
Bruce Willis: Si, certo parlo tedesco. E sì, mi sento a casa.
6 – Seconda domanda da non fare a Bruce Willis per evitare di essere freddato con una sua risposta lancinante.
Giornalista: – Non pensa che sarebbe una buona idea realizzare un Die Hard 6 a Berlino?
Bruce Willis: -Sì, sarebbe una buona idea realizzare un Die Hard 6 a Berlino
5 – Terza domanda da non fare a Bruce Willis per evitare di essere freddato con una sua risposta lancinante.
Giornalista: -Forse ci voleva più azione in questo film.
Bruce Willis: -Lo penso anche io. Il prossimo film lo facciamo totalmente senza interpretazioni, ogni tanto io borbotto qualcosa, qualcuno mi borbotta qualcosa di ritorno e poi continuiamo a correre, come Forrest Gump.
4 – Quarta domanda da non fare a Bruce Willis per evitare di essere freddato con una sua risposta lancinante.
Giornalista: -Lei un tempo cantava con la sua band. Non ha più progetti di quel tipo?
Bruce Willis: – No, mi son reso conto che è meglio se lascio stare
Giornalista: -Non ci può cantare neanche qualcosa ora?
Bruce Willis: -Un momento che ci penso….no, non posso farlo
Giornalista (insistendo): -Ma alla presentazione di Die Hard 4 qui a Berlino lei però ci cantò qualcosa. Non può rifarlo?
Bruce Willis (impassibile): – No.
3 – Quinta domanda da non fare a Bruce Willis per evitare di essere freddato con una sua risposta lancinante.
Giornalista: – Non pensa che il suo film sia troppo violento e possa spingere qualcuno ad emularla?
Bruce Willis: No.
2 – Bruce Willis una volta ha rischiato di morire sul set. Successe durante le riprese di Die Hard-Duri a morire, il terzo episodio della serie, quello con Samuel L. Jackson. “C’era questa scena in cui ci lanciavamo da un ponte per atterrare su un battello e c’era un’esplosione da qualche parte”. La feci senza controfigura, l’esplosivo era però troppo forte e per poco, a causa del boato, non cadevo di sotto. Uno della troupe mi trattenne la camicia evitando che facessi un salto di venti metri”.
1 – Bruce Willis è un tipo onesto. Alla domanda: “Che cosa ha pensato quando ha saputo che avrebbe lavorato con la star tedesca Sebastian Koch? (colui che interpretava il regista traditore della Ddr in “Le vite degli altri ndr)”, la sua risposta è stata: “Nulla, non lo conoscevo per niente”.
Il film. Die Hard 5 è più muscolare del 4 e, in generale, meno ironico di tutti gli altri. Ci sono parecchi rimandi ai film passati, tra scene e battute sull’essere cowboy, ma per almeno mezz’ora non c’è neanche una battuta (quella ricorrente invece è “Sono in vacanza”)
L’uscita di Die Hard: Un buon giorno per morire è prevista sia in Usa che in Italia per il 14 febbraio 2013.