Morto il regista giapponese Nagisa Oshima autore di Ecco l’impero dei sensi

Morto il regista giapponese Nagisa Oshima autore di Ecco l’impero dei sensi

Di Marlen Vazzoler

Oggi a Fujisawa, nella prefettura di Kanagawa, si è spento a 80 anni uno dei più importanti registi/sceneggiatori del panorama giapponese, Nagisa Oshima, in seguito a un’infezione polmonare.

La carriera di Oshima aveva subito un primo arresto nel 1996 dopo un attacco di cuore, ma tre anni dopo tornò a dirigere un film ambientato ai tempi dei samurai, Tabù – Gohatto, in cui ha affrontato il tema dell’omosessualità nell’ambiente chiuso degli shinsegumi (la polizia d’élite giapponese, attiva ai tempi dell’ultimo periodo dello shogunato). Il film interpretato da Ryuhei Matsuda e da Takeshi Kitano, qui alla sua seconda collaborazione con il maestro, fu uno dei concorrenti per la Palma d’oro della 53a edizione del Festival di Cannes, vinta quell’anno da Dancer in the Dark. Dopo questa pellicola Oshima soffrì di altri due infarti, che preclusero un suo possibile ritorno sul set.

Il maestro, discendente di una famiglia di samurai, nacque il 31 marzo del 1932 a Kyoto. Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’università di Kyoto, Oshima nel 1954 entrò alla Shochiku Company, dove diventò assistente regista di Yoshitaro Nomura e Masaki Kobayashi.

Cinque anni più tardi riuscirà a dirigere il suo primo film, Il quartiere dell’amore e della speranza, a cui seguirono Racconto crudele della giovinezza, Il cimitero del sole e Notte e nebbia del Giappone.
Il suo ultimo lavoro esplorò la disillusione di Oshima verso la politica tradizionale della sinistra e la sua frustrazione nei confronti della destra. Il film venne ritirato dopo una sola settimana di proiezione nei cinema, perché secondo la Shochiku il film poteva contribuire a fomentare i disordini politici provocati in quei giorni dalla destra estremista, già responsabile della morte del leader del partito socialista. Nonostante la controversia attorno il film, la pellicola ebbe un grande successo di critica sia in patria che all’estero.

Oshima decise così di fondare uno studio di produzione indipendente, sotto il quale girò The Catch, il suo primo film per la televisione Amakusa Shiro Tokisada e diversi documentari, tra i quali si distinse Diary Of Yunbogi. Nel 1967 diresse quella che possiamo definire l’opera più inusuale di tutta la sua filmografia, Cronache delle imprese dei Ninja, basata sul manga di Sampei Shirato. La pellicola è composta dalle fotografie delle tavole di Shirato, a cui è stato aggiunto il doppiaggio. La stessa tecnica era stata usata dal regista in alcuni dei documentari che aveva diretto precedentemente, e testimonia il periodo sperimentale del regista.

Nel ’68 Oshima partecipa al Festival di Cannes con L’impiccagione, che inaugurò una serie di film che continuò fino a Ecco l’impero dei sensi, del 1976. Le pellicole di questo periodo misero in rilievo le tematiche affrontate dal regista: il bisogno di mettere in questione le restrizioni sociali, la decostruzione delle dottrine politiche e l’avversione verso la censura. Il successo a livello internazionale fu raggiunto da Oshima con quello che viene considerato il capolavoro del cinema erotico: Ecco l’impero dei sensi presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 29º Festival di Cannes, che racconta il baratro erotico in cui cadono i due protagonisti, vittime di un’ossessione sessuale. L’inibizione erotica all’interno del film, causò una pesante censura in Italia e non solo, tanto che nel nostro paese furono tagliati diversi metri della pellicola. La versione integrale fu disponibile in Italia solamente dagli anni novanta mentre è ancora vietata in Giappone.

Nel ’78 Oshima realizzò il film complementare a quello del 1976, L’impero della passione che vinse il premio per la miglior regia a Cannes. Nel 1983 diresse il suo primo film girato in parte in lingua inglese, Furyo interpretato da David Bowie e Ryuichi Sakamoto, autore anche della colonna sonora, considerato un cult. Il film basato sulla sua personale esperienza come prigioniero di guerra, durante la seconda guerra mondiale, mette a confronto la visione sull’omosessualità secondo la cultura occidentale e quella orientale.

Nel 1986 Oshima diresse invece in Francia, la commedia Max amore mio, scritta da Jean-Claude Carrière, un frequente collaboratore di Luis Buñuel.
Con la morte di Oshima perdiamo una delle voci più interessanti del cinema giapponese. Qui potete vedere un’intervista a Oshima condotta da Gil Rossellini.

Fonte Empire

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