American Horror Story, il commento a Continuum

American Horror Story, il commento a Continuum

Di emanuele.r

Attenzione: l’articolo contiene spoiler.

Il finale della seconda miniserie di American Horror Story, dal titolo Asylum, è a solo un episodio di distanza, perciò la serie horror FX firmata da Murphy e Falchuk procede più spedita a raccontare nel dettaglio i personaggi ancora in vita e a prepararli per il gran finale.

Tre blocchi e tre annate: il ’67, con Kit a casa e la nuova, allargata famiglia composta da Alma, Grace e i vari figli; il ’68, con Jude a Briarcliff in balia del tempo che passa; il ’69, con Lana divenuta scrittrice di successo, ma non ancora libera dai fantasmi del suo passato.

Scritto dallo stesso Murphy e diretto da Craig Zisk, Continuum – dodicesimo episodio della stagione – sceglie di andare avanti nel tempo, di gettare lo sguardo oltre Briarcliff e di sperimentare una struttura a blocchi separati che, assieme alla parte da prison drama, lo porta in un certo senso vicino a Oz, in territori diversi dal solito.

Come dimostrato dall’episodio precedente, concentrare la tensione narrativa in una strada o perlomeno in un modo più concreto aiuta lo spettatore a godere meglio del racconto e anche alla regia di adattare meglio le soluzioni visive: è così per Continuum, che dedica i suoi tre atti a tre storie diverse e in chiusura ne lancia l’unione per il prossimo ultimo episodio. Così la saga familiare di Kit diventa un ricorso storico con alieni che invadono casa dalla mente di Grace e Alma che si spaventa e fa fuori la “rivale” ad accettate; Jude si trova sempre più a fondo nel suo abisso mentale fatto di angeli della morte divenuti compagne di cella, monsignori che diventano cardinali lasciandola a marcire nonostante le promesse, 2 anni e mezzo che passano senza accorgersene; Lana legge il suo libro di fronte ai fan, ma anche ai ricordi di Oliver e della sua prima amante, prima che Kit gli proponga di tornare a Briarcliff, per far chiudere il manicomio, diventato un vero lager.

In chiusura, Johnny, figlio di Blood Face e tra le più inutili figure della serie, espone il suo piano di uccidere la madre alla bibliotecaria che gli dà il libro scritto da Lana. Tolto il neo finale, l’episodio conferma la tendenza della serie, e di questa stagione in particolare, a chiudere bene: la compattezza narrativa non limite l’orrore e la follia, le dà solo un modo per non perdersi nella confusione, e anzi aumenta la suspense nel senso principale di racconto, di voglia di sapere come va a finire. E più che il piano criminale di Johnny, l’idea di Kit (che ha visto le sue donne, in un modo o nell’altro, portate via da Briarcliff) e Jude, e probabilmente anche Lana, pronti a far “saltare” il manicomio è un ottimo presagio.

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