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Dopo una breve pausa natalizia, torna American Horror Story Asylum, la 2^ miniserie targata FX dell’horror creato da Ryan Murphy e Brad Falchuk. E torna col 10° episodio, a pochi passi dal finale – che Murphy assicura sarà completamente chiuso -, attuando una tecnica vincente per il pubblico: la morte di uno dei personaggi principali. Quale?
Mentre il dottor Arden prosegue il suo esperimento su Kit portando avanti, o meglio cercando di interrompere, la gravidanza di Grace, suor Mary Eunice cerca di eliminare il monsignore dopo esserci riuscita con Jude. Intanto il dottor Threadson è tornato a Briarcliff.
Scritto da Jessica Sharzer e diretto da Michael Lehmann, The Name Game è l’episodio che dovrebbe essere la chiave di volta della stagione, che fa arrivare a un punto di ebollizione le trame per poi ribaltarle con un giro di vite che le conduca al finale di stagione.
E questo sostanzialmente succede: dal dottor Arden che dopo il confuso esperimento con Kit, che non si capisce bene dove volesse andare a parare e soprattutto se sia riuscito per davvero, decide di smettere con gli esperimenti uccidendo le sue creature e minacciando di suicidarsi, a Threadson che torna in carica, assunto da Mary Eunice, con l’intenzione di scoprire con ogni mezzo dove si trova il nastro che lo incrimina torturando Lana e Kit. E proprio Mary Eunice e la sua possessione demoniaca sono al centro del racconto, con la lenta persecuzione contro Jude e la melliflua seduzione di monsignor Howard, convalescente dopo la crocifissione. Ma proprio il monsignore decide di liberarsi dal demonio che ha invaso Briarcliff e getta dalla cima del manicomio sorella Mary Eunice. Che nel finale, viene condotta a cremazione dall’innamorato Arden.
Come proseguirà la serie dopo questa morte sconcertante? Difficile dirlo. Può facile invece giudicare come questo colpo di scena non aiuta molto il percorso qualitativo di una serie che sembra sempre più in balia di se stessa, della propria necessità di accumulare immaginari senza entrare dentro uno solo, di scioccare senza riuscire a stupire, costruendosi sempre più come un patinato torture porn e sempre meno come uno spaventoso gioco sull’armamentario di paura. Non aiuta la sceneggiatura fiacca tanto da sembrare che duri il doppio dei suoi 40 minuti, né gli attori (Joseph Fiennes che combatte il diavolo è davvero poco credibile), né la regia che arriva al fondo dell’imbarazzo con un numero musicale immaginato da Jude dopo l’elettroshock ( e che dà il titolo all’episodio). Solo la grandiosa Jessica Lange si salva. E speriamo che salvi anche il finale di stagione.
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