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Torino 2012 – Anija-La nave, la recensione del film di Roland Sejko

Pubblicato il 01 dicembre 2012 di emanuele.r

Il 2012 è evidentemente un anno speciale per l’Albania: pur senza ricorrenze ufficiali, sono ben due i film realizzati quest’anno sull’esodo che dalle coste albanesi portò migliaia di persone in Puglia e in Italia. Se La nave dolce era lo sguardo dal punto di vista italiano, Anija-La nave di Roland Sejko ne rappresenta il controcanto, essendo molto simile e molto diverso dal film di Vicari.

Nei primi giorni di marzo del 1991, all’orizzonte della costa adriatica italiana apparvero per la prima volta le sagome di alcune navi; da allora quel tratto di terra dell’Italia meridionale ha visto avvicinarsi un numero impressionante di imbarcazioni cariche di uomini, in quello che è stato definito a ragione l’esodo degli albanesi. Una fuga collettiva di dimensioni spropositate, che non si verificava in Europa dal dopoguerra e che ha coinvolto le persone più diverse, unite dal comune desiderio di abbandonare l’Albania. Scritto dallo stesso Sejko, Anija-La nave è un documentario che non solo racconta il viaggio di migliaia di disperati attraverso immagini e interviste, ma analizza anche nello specifico la storia politica e sociale dell’Albania degli anni ’90.

Un paese che in soli 6 anni ha vissuto sulla propria pelle e dei suoi abitanti sia la caduta del comunismo, del regime che seguì la caduta del grande “padre” Enver Hoxha che ridusse il paese a un carcere di affamati, sia il fallimento della ricostruzione capitalista e democratica, trasformata in un avventuroso far west finanziario che sfociò in un truffa alla quale migliaia di persone reagirono con la guerra civile. I due poli politici diedero vita a due esodi che Sejko mette in scena attraverso le persone (l’incredibile storie dei piloti dell’aviazione albanese che reagendo all’ordine di sparare ai civili cambiarono rotta verso l’italia), ma soprattutto riflettendo sulla realtà politica che diede origine agli eventi.

E’ questo lo scarto decisivo, il cambio di punto di vista che cambia anche lo stile di Anija rispetto al film italiano: più completo e complesso, approfondito. Ciò non significa che manchi l’emozione: basti pensare alla storia di Malinda, ragazzina adottata da una famiglia pugliese, e alla solidarietà degli abitanti, il momento più toccante del film. Un film che fa quello che dovrebbero fare tutti i film, non solo i documentari: ire qualcosa dell’uomo e del mondo.

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